Il Portale dell’antico Collegio di Sant’Ignazio in condizioni di degrado

“Il portale ricomposto nel cortile del complesso universitario rappresenta l’unica sopravvivenza del grandioso Collegio dei Gesuiti, progettato da Natale Masuccio nel 1608, nell’area prospiciente l’inizio di via Giacomo Venezian”. Il tabellone illustrativo descrive un reperto architettonico che, se fosse stato presente in altri Paesi, ad esempio del Nord Europa, avrebbe, da solo, costituito un invidiabile polo di attrazione con “allegata” fonte… di guadagni. Così si usa fare ad altre latitudini. Ma, in questo caso, visto che l’opera, che ha una storia che affonda le radici in un passato molto lontano, si trova a Messina, il suo autentico “valore” artistico non viene minimamente apprezzato. Anzi…

“Il nuovo Collegio – tanto per rimanere nella descrizione del cartellone – detto prototipo in quanto il primo fondato dalla Compagnia di Gesù nel Mondo, sorgeva sui resti di un tempio dedicato ad Apollo e fu sede dell’Università fino alla soppressione di questa, in seguito al fallimento della rivolta antispagnola (1674-1678). Alla espulsione dei Gesuiti, operata dal governo borbonico nel 1767, ospitò l’Accademia Carolina e la Biblioteca. Restaurato dopo il sisma del 1783, vi fu allocato il Museo Civico e di nuovo alcuni istituti dell’Università, ripristinata da Federico II nel 1838”.

Il “grandioso elemento architettonico – così, tra l’altro si legge ancora nella descrizione – poco valorizzato dall’attuale collocazione sotto il livello stradale”, purtroppo non è stato soltanto “dimenticato”, ma versa in condizioni di inaccettabile degrado nel “cuore” della nostra città e precisamente nell’area dell’Università centrale. Intriso di umido, annerito, assediato dal muschio, lasciato alle intemperie e senza alcuna manutenzione, il portale sovrastato da uno stupendo stemma con la simbolica testa dell’aquila deve anche subire l’onta del “degrado urbano”. Un autentico “schiaffo alla storia”. Sulla copertura di un edificio limitrofo, infatti, sono stati lanciati alcuni sacchetti pieni di rifiuti che, ovviamente, costituiscono facile bottino per i pasti di piccioni e roditori.

Chiedere di ripulire l’opera d’arte, nella nostra città, significa andare incontro a un autentico miraggio, ma, quantomeno, chi di competenza elimini quei rifiuti, dando un minimo di decoro a un’area dell’Ateneo che rappresenta non solo la storia, ma l’anima di una città che non c’è più. In tutti i sensi…

Cesare Giorgianni