Piano di Zona Tremonti-Ritiro, per Palazzo Zanca è tempo di “grane” giudiziarie

Si torna a parlare del Piano di Zona Tremonti-Ritiro. Stavolta però non facciamo riferimento al finanziamento, bloccato nella casse del governo regionale, che consentirebbe di terminare la demolizione delle palazzine rimaste disabitate a causa dei noti fenomeni di dissesto idrogeologico (vedi correlato). La questione si sposta infatti nelle aule giudiziarie, per la precisione in quelle del Tar di Catania. La IBI Costruzioni Srl e la ARCO Costruzioni Srl, hanno presentato ricorso contro il Comune di Messina “per l’annullamento del silenzio formatosi sull’istanza del 19 luglio 2010”.

Prima di entrare nel dettaglio del ricorso, è però necessario fare un passo indietro. Il 29 giugno del 1989, il consiglio comunale assegna, in diritto di superficie, alla Bartolomeo Srl (nel 1996 diventata IBI Costruzioni), un’area ricadente nel Piano di Zona Tremonti Ritiro di tipologia “R4” (residenziale), per complessivi mq 12721. Il 26 luglio del 1991, viene rilasciata alla stessa impresa, la concessione edilizia per la costruzione di 124 alloggi sociali e di un centro commerciale.
Il 3 agosto del 2006, la IBI richiede a palazzo Zanca, di cedere alla società Arco Costruzioni la proprietà superficiaria dell’area per la realizzazione dei lavori afferenti al Centro Commerciale. Proposta che ha trovato parere positivo con delibera della giunta Municipale del 2006. Da allora però la situazione è rimasta in stand-by.

Ed arriviamo ad oggi. La IBI, dopo aver fornito la documentazione integrativa richiesta dal Comune, non ha più avuto risposta sull’ipotesi di cessione delle aree. Un silenzio che si chiede venga “rotto” dal Tribunale Amministrativo. Secondo quanto riportato nel ricorso presentato dalla società, i ritardi addebitabili a carico del Comune, “hanno causato ingenti danni alla ricorrente (IBI, ndr), anche sulla base degli accordi presi con la ARCO Costrizioni. Le imprese – si legge ancora – tenendo conto dei tempi previsti dalla legge entro cui l’Amministrazione doveva rilasciare il provvedimento in questione, hanno avviato le procedure per l’impianto del cantiere, assumendo giù delle commesse con i fornitori per il materiale di costrizione”. Un danno economico quantificabile in 500 mila euro che la IBI chiede sia il Comune a risarcire. Prevedibile l’opposizione di Palazzo Zanca, che nel corso dell’ultima seduta di giunta ha ratificato l’incarico per l’ “assistenza” legale all’avvocato Arturo Merlo. Al di là della questione strettamente tecnico-giuridica, rimane comune da valutare l’opportunità di procedere con interventi edilizi in un’area che nel PAI (Piano Assetto Idrogeologico), viene inserita nella zone a rischio dissesto. (ELENA DE PASQUALE)