Mentre il Vittorio Emanuele agonizza c’è chi chiede il premio di produttività

Mentre c’è chi si batte perché il sipario non cali definitivamente sul Teatro Vittorio Emanuele e venerdì invita ad una simbolica festa per aprire le porte alla città e gridare con una sola voce, c’è chi reclama il premio di produttività.

In realtà sembrerebbe quasi una barzelletta, dal momento che è noto a tutti che il Teatro Vittorio Emanuele, sta agonizzando da tempo. Tutto si può dire del Teatro tranne che sia “produttivo”, e non certo per colpa dei lavoratori.

Ci sono maestranze, orchestrali, precari, che non vengono pagati, e mentre l’intera città sta cercando di fare uno sforzo collettivo per far rinascere il Vittorio Emanuele, c’è chi “balla da solo” e persegue un obiettivo individuale. A denunciare la richiesta del premio di produttività avanzata da Fistel-Cisl, Cisal e Cobas Codir sono le quattro sigle sindacali che da anni cercano di trovare una soluzione all’agonia: SLC-CGIL, UILCOM-UIL, FIALS-CISAL e S.A.Di.R.S.

“E’ accaduto un fatto che riteniamo grave- scrivono Giuseppe Di Guardo, Antonio Di Guardo, Carmelo Tavilla e Osvaldo Smiroldo- sia per le recenti dichiarazioni rese alla stampa e poi contraddette dalle azioni eseguite, da parte dell’organizzazione sindacale (vedi comunicato del 25 febbraio), ma soprattutto perché eticamente deprecabile. Nel momento in cui tutti cercano di attivarsi per fare ripartire il teatro, fermo da un anno, c’è chi, incoerentemente ed irresponsabilmente, chiede che venga pagato, in misura maggiorata, “il premio di produzione riferito all’anno 2013” ai dipendenti in organico. Questa sarebbe una richiesta plausibile in un contesto diverso da quello in cui si è venuto a trovare il teatro lo scorso anno e, presupponiamo, anche per quello in corso. Leggendo la nota sindacale sembrerebbe quasi che il Teatro Vittorio abbia prodotto così tanti spettacoli nell’anno 2013, da poter pretendere, per i dipendenti, un compenso economico oltre quello del 3%, previsto “a pioggia” dall’art. 15 del “CCNL per il Personale delle Fondazioni Lirico Sinfoniche” contratto con il quale vengono inquadrati e retribuiti i dipendenti dell’Ente” .

Nella nota sindacale, datata 18 marzo, indirizzata al presidente Puglisi e firmata dai segretari di categoria Fistel-Cisl, Cisal e Cobas Codir, si legge: “Come specificato dall'articolo 15 del C.C.N.L. di categoria riguardante la percentuale del premio di produzione in eccesso al 3% da concordare con le 0.O.S.S.,s i chiede formalmente che il premio di produzione riferito all'anno 2013 venga confermato al 13% così come avvenuto per l’anno 2012”.

La nota si commenta da sola. Sembra scritta da un’organizzazione sindacale che opera su un altro pianeta invece che a Messina, in un teatro agonizzante, contro il quale fanno a turno a tirare le freccette e dove gli unici stipendiati sono gli amministrativi. Quanto poi alla straordinaria produzione targata 2013 deve essere andata in scena nello stesso pianeta di cui sopra.

“Ci chiediamo se questa inopportuna richiesta- continuano Giuseppe Di Guardo, Antonio Di Guardo, Carmelo Tavilla e Osvaldo Smiroldo- sia il frutto di una pratica populistica atta ad accattivarsi i consensi di una parte (poca per fortuna) di quel personale che pensa solo allo stipendio, o piuttosto sia una palese mancanza di responsabilità nei confronti di chi sta tentando di ridare dignità al teatro ed ai suoi lavoratori, anche attraverso sacrifici economici”.

Le quattro sigle sindacali ricordano che lo scorso anno è andato in scena il solo Rigoletto, peraltro in programmazione già nel 2012.

Il contratto prevede che il premio di produzione può essere integrato in sede di contrattazione aziendale in misura collegata all’aumento qualitativo e quantitativo della produzione ed all’incremento rispetto all’anno precedente del numero di spettacoli realizzati.

“Questi improvvisati sindacalisti- continuano Cgil, Uil, Fials-Cisal e Sadirs– pubblicamente bacchettano la Regione per le inadempienze prodotte a Messina e, parallelamente, innescano meccanismi di “guerra tra i poveri”, mettendo contro i dipendenti in organico tra loro, e a sua volta tra questi ed i precari (sarte, tecnici, musicisti). È spiazzante come il Presidente non comprenda come il teatro ha di bisogno di maestranze artistiche affinché possa competere con gli altri teatri siciliani e creare produzione per potere “circuitare” e ricevere i finanziamenti che sono sempre più legati alla produzione artistica”.

I sindacati sottolineano infatti come il Presidente anche per il 2014 abbia chiesto alla Regione di andare in deroga, per il secondo anno consecutivo, in merito alla norma che stabilisce che il 20% dei contributi regionali siano destinati alla stabilizzazione degli orchestrali.

“Come OO.SS. Provinciali di SLC-CGIL, UILCOM-UIL, FIALS-CISAL e S.A.Di.R.S., ci preoccupano le inopportune iniziative estemporanee che si concretizzano all’interno del Teatro. Non smetteremo di chiedere l’equiparazione del personale ai ruoli regionali, così come la garanzia dei livelli occupazionali, attraverso la redazione della Pianta Organica. Necessita l’immediata realizzazione di un progetto triennale di sviluppo per il teatro, formando un organico, anche se minimo, indispensabile alla vita di un “TEATRO”. Tutto questo è necessario in vista della riforma che l’Assessore vuole attuare. La circuitazione e l’interscambio tra i teatri siciliani sarà a breve una realtà. È concreto il rischio che il Vittorio Emanuele, non potendo effettuare produzioni proprie per l’assenza di organico artistico al suo interno, venga estromesso dai finanziamenti regionali, e non solo, già dal 2015. Non nascondiamo preoccupazione per la prossima designazione della figura di Sovrintendente; temiamo che risponda a logiche di equilibri politici e non a competenze riconducibili al ruolo da rivestire. Lo ribadiamo: non consentiremo più a nessuno di “giocare” con le sorti dei lavoratori, così come con il futuro del Teatro Vittorio Emanuele”.

Venerdì sera ci sarà il concerto degli orchestrali, quel Pierino e il lupo che avrebbe dovuto inaugurare la mini-stagione che è saltata per carenza di risorse. Chi quella sera suonerà sul palco, chi metterà a disposizione il suo talento, il suo lavoro, la sua professionalità, lo farà perché non cali il sipario per sempre. E lo farà senza chiedere premi di produzione che sanno di beffa e che suonano (mai verbo così azzeccato) come un’offesa nei confronti di quanti hanno dato tanto in questi anni senza ricevere nulla. Neanche uno stipendio fisso.

Rosaria Brancato