Primarie:il centro-sinistra in frantumi. Vince la strategia del caos

Il centro-sinistra messinese è ormai all’ultimo stadio della sindrome di Tafazzi, l’omino vestito di nero del trio Aldo, Giovanni e Giacomo che armato di mazza da baseball si frantumava gli zebedei al ritmo di musica. Ancora un altro piccolo passo e sarà fatta, la campagna elettorale a favore del centro-destra sarà perfetta. Dopo il capolavoro riuscito a Bersani a livello nazionale, che “è arrivato primo ma non ha vinto”, in riva allo Stretto si sta studiando il modo per perdere senza neanche arrivare primi e nonostante 4 anni disastrosi della giunta Buzzanca. La coalizione è in frantumi. Il governatore Crocetta, dimenticando che fino a un minuto prima gli esponenti del Megafono, partecipavano ai tavoli di coalizione per le primarie, concordavano il regolamento, raccoglievano le 450 firme per la candidata del movimento, Giusy Furnari, chiedevano lo slittamento delle primarie al 14 aprile, spariglia le carte e annuncia: “corriamo da soli, le primarie così come sono non ci piacciono”. Dirlo prima no? Avvisare i suoi con una telefonata? Abbiamo imparato che Crocetta è estemporaneo, ma così facendo perde di credibilità il Megafono locale che per le primarie si è speso ed anche tanto. Che poi le primarie lasciano spazi ai giochetti è fatto risaputo, ma c’è stato un mese di tempo per dirlo. Crocetta per la verità ha tentato fino all’ultimo di far convergere anche Genovese sul nome della Furnari, ma il leader del Pd ha fatto notare che una macchina organizzativa voluta dall’intera coalizione non si può fermare all’improvviso per le bizze di qualcuno. Se la Furnari ha le carte per essere il candidato di tutti, si confronti alle primarie, è stata la replica di Genovese. Il governatore ha risposto picche, lasciando il tavolo delle primarie, ma non lo ha fatto da solo, perché ad alzarsi c’è anche l’intero Drs e pare anche i centristi. Il gruppo Picciolo-Greco non ha mai fatto mistero di essere contrario a queste primarie che finirebbero con l’essere esercizio di forza di una segreteria (quella del Pd), “costringendo forze come le nostre ad un patto di mera desistenza”. Del resto i numeri sono chiari: i candidati del Pd alle primarie saranno 4: Ciccio Quero, Giuseppe Grioli, Felice Calabrò, Vincenzo Ciraolo (che sta raccogliendo le firme e la benedizione di Genovese), non sono in tanti a voler fare da vittima sacrificale ai tiri incrociati. Anche Gianpiero D’Alia non ha mai fatto salti di gioia all’idea delle primarie e lo ha detto chiaro e tondo ai suoi. L’Udc in questo momento punta più su liste forti per tenere sul territorio che su candidati-sindaco. Sulla Furnari il segretario regionale dell’Udc ha dato l’ok, se a Crocetta va bene la sosteniamo anche noi. Appoggiando la Furnari al primo turno D’Alia avrebbe anche una carta da giocarsi in più, ovvero le mani libere al ballottaggio, criterio questo molto caro ai centristi. Di fatto quelle del 14 aprile rischiano di essere primarie del Pd. La fuga in avanti di Crocetta sta spingendo anche gli altri candidati non Pd a uscire dalla scena. “Ho auspicato una risposta consapevole, matura della “P”olitica…figuriamoci se posso apprezzare ulteriori divisioni-dichiara Emilio Fragale che aveva già raccolto oltre 600 firme- Giorno 6 alla ex chiesa di Santa Maria Alemanna ho promosso un incontro per illustrare il programma. Ma se le primarie restano confinate al Pd non partecipo, non avrebbe senso, né sarebbe coerente”. Anche Giuseppe Ramires, che venerdì al Palacultura avrebbe dovuto presentare la candidatura, sta riflettendo. In casa Pd i candidati alzano le barricate a difesa delle primarie “Non si può tornare indietro, il Megafono ha firmato anche gli accordi ” tuona Grioli (vedi articolo) mentre Ciccio Palano Quero sottolinea come il nuovo regolamento sia stato modificato proprio per garantire la massima trasparenza e credibilità allo strumento delle primarie. “Chiunque, per poter governare la città- scrive Quero- si deve misurare con il consenso, ma questo non deve essere alterato, al di là di ogni ragionevole sospetto, nell'interesse di tutti. Se adesso la coalizione viene meno spaccandosi tra una candidatura diretta alle amministrative e un'altra che esca dalle primarie, rischiamo di restituire nuovamente la città nella mani del Centrodestra, partendo da una condizione di evidente vantaggio. Questa città necessita di donne e uomini liberi, che agiscano solo per l'interesse della collettività e non tutelando piccoli gruppi di potere,che condizionino la loro azione di governo”.

Il Comitato pendolari dello Stretto-la Lega autonomie locali-il circolo Enzo Messina e Dimensione Trasporti che hanno preso parte al tavolo di coalizione come movimenti sottolineano i rischi della frantumazione del centro-sinistra in questo momento. “A Messina stiamo assistendo ad una gestione disastrosa della coalizione nella individuazione del candidato sindaco- dichiara il deputato regionale Pd Filippo Panarello–Siamo di fronte a scelte figlie di un verticismo esasperato. L’interesse della coalizione e della città deve prevalere sui calcoli personali o di corrente”.

Chi spara a zero è Roberto Cerreti che vede nella mossa di Crocetta un modo per spianare la strada alla vittoria del M5S. “Appare anomalo, che i rappresentanti del Megafono abbiano partecipato attivamente alla stesura dello statuto per le “Primarie d’Area” e del programma- scrive Cerreti- per poi vedersi delegittimati da Crocetta che incurante della storia politica e sociale di Messina ha deciso di imporre una sua candidata a scavalco di qualsiasi ipotesi di partecipazione popolare nella scelta del primo cittadino. Messina non può essere governata col “populismo e la demagogia”. Saltare il passaggio delle primarie e mettere in crisi l’area moderata cittadina, può solo avvantaggiare il Movimento 5 Stelle” .

Non sappiamo se il centro-sinistra stia lavorando per far vincere Grillo o il centro-destra quel che è certo è che sta lavorando sodo per perdere. Al confronto delle strategie del centro-sinistra messinese Bersani e il Pd nazionali sono dilettanti.

Rosaria Brancato