Riecco la Vara. Nella città mariana per eccellenza, una delle più imponenti processioni d’Europa

Riecco la Vara. Nella città mariana per eccellenza, una delle più imponenti processioni d’Europa

Riecco la Vara. Nella città mariana per eccellenza, una delle più imponenti processioni d’Europa

sabato 14 Agosto 2010 - 03:25

Cinque secoli di storia in un mix di fede, partecipazione e polemiche. In photogallery alcune rare raffigurazioni della manifestazione. In videogallery la Vara di Messina in un film di Nanni Loy del 1965 e in un documentario dell'Istituto Luce del 1929

Rieccola. Quasi cinquecento anni dopo la prima “edizione”, la Vara di Messina è nuovamente pronta alla partenza. Già allestita a piazza Castronovo, la poderosa machina votiva, ritenuta tra i più grandi apparati processionali d’Europa, ancora una volta trascinerà su di sé l’attenzione di un pubblico quanto mai eterogeneo. C’è spazio per tutti: per i fedeli più ferventi, per gli immancabili “aficionados”, per i semplici curiosi, ma anche per chi preferirà la tintarella ad una festa che non deve necessariamente “convincere” la totalità degli individui.

La tradizione, ripresa nel 1926 dopo un ventennio di sospensione post-terremoto, costituisce nonostante tutto uno dei pochi fili di raccordo tra la Messina odierna e la città perduta, un segno d’identità nel quale sacro e profano si fondono in maniera parossistica. Un legame viscerale tra divinità e devoto, ma anche un viaggio nella fantasia di quanti, turisti o spettatori “per caso”, si trovano coinvolti in uno spettacolo segnato da forte partecipazione emotiva e tipico impeto popolare.

Le origini della Vara, secondo più fonti, risalgono al XVI secolo, collegandosi ai festeggiamenti tributati dal Senato e dal popolo messinese all’Imperatore Carlo V, transitato per Messina nel 1535 dopo la vittoriosa spedizione contro i turchi. Ad accogliere il sovrano un carro trionfale nel quale la distribuzione dei personaggi e dei simboli cosmici è in buona sostanza analoga a quella attuale. Esso ritrae il momento dell’assunzione in cielo della Vergine Maria attraverso una composizione piramidale dell’altezza di quasi 14 metri ed un peso di circa 8 tonnellate. L’intera struttura poggia su un poderoso ceppo munito di slitte che viene trainato, al grido di “Viva Maria!”, da circa un migliaio di devoti per mezzo di due gomene lunghe ciascuna oltre 110 metri. Attorno alla base, poggiati ad un reticolo di stanghe a crociera, vogatori e timonieri ne dirigono il percorso correggendo di volta in volta gli eventuali sbandamenti del carro. La complessa Vara, inoltre, consta di una struttura in ferro battuto (detta “campana”) contenente articolati ingranaggi meccanici che fanno animare tutto l’apparato durante il tragitto, conferendole ulteriore fascino.

Fino al 1860 tutti i personaggi erano viventi, ciò malgrado i gravi incidenti, accaduti nei secoli XVII e XVIII, sempre risoltisi felicemente (o miracolosamente se si preferisce). La bambina che impersonava la Madonna, dotata di ricco corredo ed offerte in denaro, era scelta dal Senato tra tante concorrenti. La piccola anticamente non doveva superare i sette anni d’età ed aveva la prerogativa di chiedere la grazia per un condannato a morte, circostanza che più volte si verificò. Il sisma del 1908 ne sancì il percorso attuale, spostando la partenza più a nord, nell’attuale piazza Castronovo. Da qui la processione segue la via Garibaldi sino a giungere all’incrocio con via I Settembre, dove avviene la manovra più complessa, detta -girata-, per collocare la Vara in asse ed affrontare il breve tratto di strada che la separa da piazza Duomo, dove essa giunge contornata da un vero tripudio di folla.

L’importanza e l’influenza della festa messinese, oltre che dalla lunga storia e dalla corale partecipazione, è sottolineata dalla diffusione che analoghe manifestazioni hanno avuto in altri centri vicini, come la Vara di Randazzo e la Varia di Palmi. Rapporti significativi, recentemente ripresi, legano i rispettivi Comitati Vara di Messina e Palmi, a conferma di un rapporto antico e privilegiato tra le due comunità.

Pronti allo “start”, dicevamo in apertura. Concludiamo con un invito al buon senso. Perché piaccia o meno, la Vara costituisce uno dei pochi fenomeni catalizzatori che ancora resistono in città. Questo è un dato di fatto, un valore che va difeso nella sua accezione più positiva. Un altro fattore inconfutabile è che essa non debba piacere a tutti, tanto per ovvie ragioni di fede, quanto per discusse questioni morali o per mera disaffezione agli appuntamenti di massa. Ed allora a ciascuno il suo, con serenità e senza “rinfacci”. Buon mezz’agosto.

(foto D.B. – In photogallery immagini tratte dal volume -La Vara e i Giganti-, edito nel 1996 dal Comune di Messina. In videogallery, in fondo all’articolo, uno spezzone tratto dal film -Made in Italy- di Nanni Loy del 1965 e un documentario dell’Istituto Luce del 1929)

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