Che sia Pil o Bil (Benessere interno lordo) il risultato non cambia: maglia nera alla Sicilia, e Messina non fa eccezione

Ricchezza e benessere due variabili da considerare e soprattutto valutare partendo da differenti parametri. Questo il verdetto di un’indagine condotta dal “Sole24Ore” che, in collaborazione con il Centro Studi Sintesi, ha stilato una nuova classifica basata sul calcolo del Bil, il Benessere interno lordo, di un paese. Una “nuova” variabile economica, che non pretende però di avere alcun rigore scientifico si spiega nell’articolo pubblicato sul quotidiano di Confindustria, ottenuta attraverso la determinazione di otto parametri, e che permetterà di conoscere il benessere pro-capite di un individuo e di una famiglia prima ancora che la ricchezza economica.

Una nuova formula della felicità, come spiegato dalle due giornaliste del giornale specializzato in tematiche economiche Francesca Barbieri e Chiara Bussi, che altro non è se non il risultato di quel mix di variabili utilizzate nel cosìdetto “Rapporto Stiglitz”, dal nome dell’economista incaricato dal presidente Nicolas Sarkozy di calcolare il “benessere pluridimensionale” di una comunità. Queste le 8 chiavi della felicità che rendono possibile il calcolo del Bil: le condizioni di vita materiali, la salute, l’istruzione, le attività personali, la partecipazione alla vita politica, i rapporti sociali, l’ambiente, l’insicurezza economica e fisica.

E tuttavia, come spiegato dalle due redattrici, “tradurre il concetto astratto di benessere in un numero è un’impresa ardua”. Il Sole24Ore però ci ha provato, arrivando a stilare una classifica delle 103 province italiane in cui ai primi posti, differentemente dalla graduatoria realizzata sulla base del calcolo del Pil, a posizionarsi in vetta non sono le iper-produttive città del nord-Italia, su tutte Milano, ma quelle “mediane”: la città con un Bil che si attesta sui 170,4 punti su una media di 100, è Forlì Cesena, seguita da Ravenna, Firenze e Siena. Insomma nelle zone del centro Italia si gode di ottima salute, c’è un elevato livello di istruzione, c’è un attiva partecipazione della gente alla vita politica così come nei rapporti sociali ed un basso tasso di insicurezza economica e fisica.

Poche novità invece nella parte bassa della classifica, dove ad occupare le ultime posizioni sono sempre le città siciliane: fanalino di coda Siracusa, con un Bil che si attesta sui 44,5 punti ben al di sotto della media di 100. Non va meglio a Caltanissetta, Palermo, Catania, Agrigento e Ragusa, rispettivamente classificate al 102esimo, 98esimo, 97esimo, 95esimo e 94esimo posto.

La città dello Stretto, invece si piazza all’89 esima posizione con un Bil di 73,7 punti. Interessante notare che rispetto alla “tradizionale” classifica realizzata calcolando il livello del Pil, Messina perde ben 8 posizioni, segno evidente che il grado di benessere sociale nella provincia peloritana è ancor più basso della ricchezza complessiva dell’intero comprensorio.

Analizzando una per una le singole voci risulta facile intuire il perché di questa ulteriore discesa della città dello Stretto nei livelli del Bil, ma l’attenzione va forse concentra soprattutto su alcune di esse: sanità, istruzione attività personali (spesa pro-capite per spettacoli), partecipazione alla vita politica, qualità ambientale, insicurezza (numero furti, rapine e omicidi ogni 100 mila persone) ed infine rapporti sociali (numero organizzazioni volontariato ogni mille abitanti). Variabili, quelle sopra indicate, utili a spiegare pi di altre il perché di quell’89esimo posto e che non necessitano di ulteriori commenti.

Alla Sicilia spetta dunque nuovamente la maglia nera con ben sei città tre le ultime posizioni: la terra della Trinacria, nonostante il sole, il mare e l’inconfondibile aroma degli agrumi, non può certamente essere considerata l’isola del “benessere”.