Vertenze ‘sociali ’. Le cooperative si scagliano contro i sindacati e gli Enti pubblici e propongono la loro ‘ricetta salva crisi’

Guardate con diffidenza dai lavoratori, ‘bistrattate’ dai sindacati, snobbate dagli enti pubblici committenti. Le cooperative sociali, spesso al centro di fuochi incrociati, hanno deciso di rispondere ai continui e, a loro avviso, ingiusti attacchi che ricevono da più parti.

Lo fanno con un comunicato, nel quale difendono con forza il proprio ruolo ed operato.

Le cooperative sociali/i> – si legge nel documento firmato da Adolfo Landi per Confcooperative, Arturo Aloni per AGCI e Angelo Libetti per UNI.COOP. – si trovano a dover sostenere un duplice ruolo: quello di essere impresa economica e nello stesso tempo impresa sociale. Devono cioè essere in grado di realizzare, in un contesto sempre più difficile e competitivo, i risultati economici necessari per riuscire a restare sul mercato e il valore sociale aggiunto insito nella propria natura giuridica”.

La principale componente di costo di queste imprese – sostengono ancora i rappresenti delle Cooperative – è rappresentata dal personale che si aggira intorno al 90%”.

Ed è proprio su questo argomento che le cooperative si scagliano contro gli Enti pubblici committenti, i quali nella programmazione dei servizi e degli affidamenti , non tengono conto degli effettivi costi del personale e del fatto che questa è una voce di spesa incomprimibile”, così –scrivono- come recentemente ribadito da una circolare dell’Assessorato Regionale.

Bersaglio delle cooperative, però, non sono solo gli amministratori pubblici, ma anche i sindacati, il cui atteggiamento viene espressamente definito “incomprensibile ed assurdo” e ritenuto frutto di “ posizioni di principio incomprensibili, che nulla hanno a che fare con il merito delle questioni”. A rendere critico il rapporto tra le cooperative ed i sindacati è soprattutto l’aspetto economico, su cui le cooperative si mostrano intransigenti: “Non si può chiedere a nessuno – scrivono- di pagare per stipendi cifre superiori alle entrate”.

Il riferimento esplicito è alla vertenza condotta sulla SSR di Messina, impresa che fornisce servizi nel settore della riabilitazione.

Il Sindacato – continua il documento- ha attaccato le cooperative senza guardar alla gestione complessiva della società mista. Nessuno dice che ci troviamo davanti al dato di fatto: il 37% delle risorse disponibili viene trattenuta in parte dall’ASP e in parte dalla stessa SSR, le quali però non svolgono alcuna prestazione diretta agli utenti”.

Dopo aver delineato la situazione dal loro punto di vista e aver fornito la propria chiave di lettura sulle numerose vertenze nel settore sociale, Landi, Alonci e Libetti dicono sia “indispensabile aprire un confronto con l’ASP, la SSR, le cooperative , le organizzazioni sindacali e i rappresentanti del Movimento cooperativistico per fare chiarezza e trovare soluzioni. Come ad esempio – concludono – trasformare il risparmio dell’ASP sui servizi resi dalle Cooperative in nuove prestazioni per gli utenti con la riduzione delle liste d’attesa e in risorse disponibili per i lavoratori evitando così il licenziamento o la cassa integrazione utilizzando così a pieno la stumentalità della società mista.