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La bonifica del waterfront potrebbe diventare realtà: a “fare muro” i 74 manufatti ancora presenti sul litorale

«La invito a voler sostenere l’azione dell’amministrazione che con grandi sacrifici sta portando avanti una battaglia nel rispetto dell’ambiente. Ciò con la speranza che l’operazione Maregrosso non rimanga un sogno ma diventi una bellissima realtà». Si conclude così la lettera che l’assessore alla manutenzioni Pippo Isgrò ha inviato al direttore generale Assessorato Ambiente e Territorio, Giovanni Arnone, a seguito della notizia con cui è stata sancita la titolarità regionale delle aree comprese tra i torrenti Maregrosso, Portalegni e Zaera, non più ricadenti tra i beni demaniali marittimi in capo allo Stato. Il rappresentante della giunta, infatti, intende riprendere le fila della bonifica del waterfront esattamente dal punto in cui si sono “ingarbugliate”, a causa dei contenziosi sollevati dai proprietari di aziende, società, singoli operatori, cittadini privati, che, come ricorda l’assessore, dal 2009 in poi, anno cioè di inizio della bonifica, hanno opposto resistenza in giudizio considerando ciascuno legittima l’occupazione di quella o questa parte di litorale.

Il passaggio di consegne tra Stato e Regione, che nella pratica si traduce con l’avvicendamento tra Capitaneria di Porto e l’Ufficio demanio marittimo (con a capo l’ing. Bonasera) nel rilascio o eventualmente nel rinnovo delle concessioni, fa ben sperare l’assessore: la speranza, infatti, è che da questo momento in poi, grazie alla normativa prevista dal governo regionale in materia di aree marittime (vedi a tal proposito lo strumento del Piano Spiagge, in fase di elaborazione anche per Messina), le zone a ridosso del litorale potranno essere lasciate in uso solo a coloro che intendono portare avanti attività che si “sposano” con il waterfront: dunque di balneazione.

A tal proposito, a seguito del parere fornito dal direttore generale Arnone, nei prossimi giorni l’amministrazione procederà alla demolizione «di un manufatto abusivo di circa 800 metri quadri che da oltre dieci anni insiste su un’area che dovrebbe essere riconsegnata alla libera fruizione dei cittadini». Ciò sarà possibile anche perché sulla struttura in questione, come specificato in apposita nota dai responsabili, non esiste alcun ricorso presentato dai proprietari della ditta in oggetto. Situazione diversa, invece, in molti altri casi: ad oggi, infatti, secondo il prospetto aggiornato al mese di gennaio 2012 fornito dalla Capitaneria di Porto, sono 74 i manufatti su cui sarà necessario “far luce” per ridare luce al litorale. Di questi 16 risultano “occupati abusivamente”; 4 “posti sotto sequestro”; oltre 20 con concessione scaduta e contestuale richiesta di rinnovo; per altri invece sono in corso indagini da part dell’autorità giudiziaria.

Un quadro decisamente variegato che, tuttavia, non fa che confermare la tesi sostenuta da Isgrò rispetto all’importanza di liberare il waterfront: «Sin dal 2009 – afferma l’assessore – abbiamo convocato i diretti interessati proprietari di manufatti, ed era dunque necessaria anche la delocalizzazione di tutte le attività commerciali e lo spostamento di quelle famiglie che occupavano alloggi in aree fortemente degradate. Fino ad oggi però la situazione si è cristallizzata con il conseguente blocco dell’azione di risanamento. Ecco perché – conclude Isgrò – per continuare l’opera di riqualificazione della zona è necessario revocare tutte le concessioni che non hanno legittimità, perché la zona in questione, non ha la vocazione naturale di svolgere attività in contrasto con la normale fruizione del mare». Messina si appella dunque a Palermo, senza se e senza ma, e stavolta, se è vero che “carta canta”, gli strumenti normativi potrebbero aiutare e raggiungere i risultati sperati. Salvo poi diverse interpretazioni…(ELENA DE PASQUALE)