Dal 2013 un debito da 1 milione per scaricare a Motta, i revisori: “Non c’era un contratto, gravi irregolarità”

Mentre si attendono i bilanci 2015, mentre sono ancora freschissime le polemiche sul costo dei rifiuti e su quelle spese extra che quest’anno hanno fatto schizzare la Tari a oltre 45 milioni di euro, torna alla ribalta un altro debito che il Comune ha maturato proprio nel settore della gestione rifiuti. Un debito da quasi 1 milione di euro, un debito che è diventato fuori bilancio perché questa spesa ulteriore non era stata prevista e considerata e che risale al 2013. Il caso era esploso lo scorso anno, quando i Revisori dei Conti di Palazzo Zanca scoprirono questo debito analizzando il consuntivo 2013 (VEDI QUI). Nel parere negativo che rilasciò al documento finanziario dell’amministrazione Accorinti, il collegio presieduto da Dario Zaccone rilevava la presenza di debiti fuori bilancio derivanti dall’affidamento alla società che gestisce la discarica di Motta S. Anastasia dello smaltimento dei rifiuti per il IV trimestre 2013. Dalle valutazioni del Collegio erano emerse irregolarità sulla definizione del servizio che ha determinato il debito fuori bilancio quantificato in 964.862,13 euro e avevano fatto notare che, considerato che il Bilancio di previsione 2013 era stato approvato il 30 dicembre 2013 e che l’affidamento del servizio era avvenuto il 2 ottobre 2013, il Collegio rilevava una «incomprensibile quanto dannosa, sottostima degli impegni previsti».

Nel frattempo è trascorso un anno, la giunta Accorinti ha inserito quel debito in una delibera che dovrà passare in Consiglio comunale ed ecco che i 964 mila euro spesi in più a fine 2013 per scaricare a Motta S. Anastasia tornano a far discutere. Sono ancora una volta i revisori a sfornare un parere molto duro, inviato anche alla Sezione Regionale della Corte dei Conti, un parere favorevole al riconoscimento del debito fuori bilancio censito ma, si precisa, solo come atto dovuto. L’organo contabile non si limita solo a scrivere favorevole però. Anzi riprende tutta la vicenda andando molto a fondo, con il chiaro intento di individuare precise responsabilità nei confronti di chi sembrerebbe non aver operato per il benessere economico dell’Ente.

Innanzitutto i revisori scrivono che «il Dirigente del dipartimento Ambiente ha attestato l’esecuzione del servizio reso dalla Oikos, che ha chiaramente creato un sovraccosto, non valutando in fase di assegnazione dello stesso servizio». Quindi una prima “leggerezza” che oggi ammonta a quasi 1 milione di euro. Il Dipartimento poi non aveva adempiuto, come invece avrebbe dovuto, alla sottoscrizione di un regolare contratto dettagliato di affidamento del servizio. Alcuni consiglieri avevano anche provato a fare luce, ponendo precisi interrogativi rimasti senza risposta, la certezza è che dal 1 ottobre 2013, quando Messina fu costretta a rivolgersi a Motta perché la discarica di Mazzarrà aveva chiuso i cancelli a Palazzo Zanca, fino a maggio 2014 non fu sottoscritto alcun contratto tra la Oikos e il Comune. Lo segnalò a più riprese per esempio il consigliere Nino Carreri che nelle sedute che si sono susseguite tra il 29 settembre e il 6 ottobre ha sempre dichiarato che questi debiti hanno un nome e un cognome: quello di Daniele Ialacqua, che aveva addirittura rassicurato tutti dicendo che scaricare a Motta avrebbe fatto risparmiare il Comune.

Per i revisori «tale inadempienza non ha consentito di valutare i termini degli accordi, che pertanto non risultano in forma scritta e, di conseguenza, la correttezza delle pretese della società Oikos, per cui la valutazione tecnica si rimanda alle responsabilità esclusive del dipartimento Ambiente»

L’analisi dei revisori non si ferma qui, anzi rincara la dose: «La mancata sottoscrizione di un contratto avrebbe dovuto indurre il dirigente ad un monitoraggio del costo del servizio ancora più scrupoloso e puntuale, anche in considerazione della circostanza che nel corso del periodo incriminato avrebbe potuto, oltreché dovuto, segnalare il sovvracosto in modo da prevedere il maggior stanziamento nel previsionale 2013». Quindi per i revisori doveva essere il dirigente ad evitare la formazione di questo debito fuori bilancio, dunque adesso dovrebbe essere il direttore generale Le Donne a valutare il caso e prendere gli opportuni provvedimenti. Senza mezzi termini il collegio «segnala l’irregolarità nel comportamento del dirigente per aver eseguito una spesa di 964 mila euro senza copertura finanziaria e quindi senza assunzione del necessario impegno che invece avrebbe dovuto prevedere e segnalare tempestivamente al dirigente del Dipartimento servizi finanziari». Nulla di tutto ciò è stato fatto e oggi ci si trova con una altro debito a sei zeri, ipotesi quantomeno scongiurata per il 2015 grazie al pressing della commissione Bilancio che nella Tari ha fatto inserire quelle spese in più.

Francesca Stornante