Per il 53% dei votanti Accorinti deve andare via, per il 47% no. E l’amore per la poltrona unisce Giunta e Consiglio

«Il Consiglio comunale contro il sindaco. Secondo voi Accorinti deve andare via . Il quesito lanciato una settimana fa attraverso il nostro sondaggio ha raccolto 3450 voti totali.

Secondo il 53% dei votanti (1825 voti), il sindaco Renato Accorinti deve andare via, secondo il 47% (1643 voti) deve restare alla guida di Palzzo Zanca e continuare ad amministrare. Tra le sei opzioni di risposta, quelle che hanno ottenuto più preferenze sono le due che promuovono o bocciamo in maniera netta ed inequivocabile l’azione amministrativa del primo cittadino. Gli scontenti superano coloro che invece esprimono piena soddisfazione per quanto fatto dal sindaco.

Ecco nel dettaglio l’esito del sondaggio

Il 36% dei votanti, che corrisponde a 1232 voti, ritiene che Accorinti dovrebbe andare a casa perché «la città sta pagando le sue insufficienti competenze amministrative» .

Al popolo degli insoddisfatti si contrappongono coloro i quali promuovono senza se e senza ma l’attività politico -amministrativa del sindaco. Per il 30% dei votanti, percentuale che corrisponde a 1049 voti, il sindaco Accorinti non deve andare via «perché sta operando bene »

C’è un altro 17% per cui il sindaco non è adeguato ad amministrare la cttà. Secondo 527 votanti, che corrisponde al 15%, il sindaco Accorinti dovrebbe andare via perché « ha deluso le aspettative». Secondo il restante 2% , che ingloba 66 voti, dovrebbe lasciare perché «rappresenta solo una minoranza».

C’è, inoltre, una parte del fronte di contenti rispetto all’operato del sindaco che mostra una certa “insofferenza” nei confronti degli assessori. 302 votanti, corrispondente al 9% dei partecipanti al sondaggio, ritiene che il sindaco Accorinti deve restare, ma «ma deve modificare la giunta». Ad essere bocciata, in questo caso, è la squadra scelta dal primo cittadino.

C’è infine un 8% , corrispondente a 274 voti, secondo cui Accorinti non dovrebbe andare via per una questione meramente opportunistica, vale a dire perché « al momento non ci sono alternative» .

Stando ai numeri appena snocciolati, i partecipanti al sondaggio si sono divisi quasi equamente, con una leggera predominanza di chi vorrebbe che il sindaco concludesse anticipatamente il mandato ricevuto dagli elettori il 24 giugno del 2013.

Nei giorni in cui abbiamo lanciato il nostro quesito, a Palazzo Zanca si stava alzando il livello di tensione nei rapporti tra sindaco e Giunta da una parte e Consiglio comunale dall’altra e diversi consiglieri minacciavano un’azione di sfiducia nei confronti del primo cittadino. La tensione è, poi, sfociata in guerra nella seduta del 15 settembre, allorquando il sindaco – invitato a relazionare in Aula insieme all’assessore all’ambiente Daniele Ialacqua, finito al centro delle polemiche per il tendagate ma anche il degrado in cui versa la città – non si è presentanto in aula e ha convocato una conferenza stampa estemporanea, per far parlare anche tutti gli altri assessori.

Lo strappo tra l’esecutivo e l’organo rappresentativo sembrava a quel punto irrimediabile e la sfiducia paventata sempre più vicina. Tuttavia, né gli esponenti della giunta né quelli del Consiglio comunale hanno alcuna intenzione di scollarsi dalla poltrona e in meno di 48 ore l' “ambasciatore ” De Cola (che oltre alle deleghe calde dell’Urbanistica e della Protezione civile ha anche quella dei rapporti col Civico Consesso ) è stato incaricato di leggere in aula prima una dichiarazione di guerra e poi un invito al confronto ed al dialogo. Nella seduta del 17 settembre, ai consiglieri comunali non è sembrato vero di udire le parole pacificatrici dell’assessore De Cola, probabilmente già concordate con alcuni “dietro le quinte”, ed i segnali di distensione lanciati da chi ( sindaco e giunta) meno di 48 ore prima aveva disertato l’aula e mortificato il ruolo dei rappresentanti del popolo (perchè questo sono i consiglieri comunali) sono stati accolti con sorprendente giubilo.

Perché farsi la guerra davvero se sino ad oggi si è andati avanti recitando tutti, giunta e consiglio, il ruolo delle parti? Perché mettere davvero a repentaglio la poltrona di consigliere piuttosto che di sindaco o assessore se si può far finta di litigare senza realmente farsi del male reciproco? E allora meglio siglare la pace subito prima che farsi la guerra, anche per sbaglio o per eccesso di impulso, possa provocare danni irreparabili e perdite … di poltrone improvvise.

Certo, a detta di tutti, il percorso di pacificazione concordato nella seduta del 17 settembre avverrà per il bene della città e all’insegna di quel senso di responsabilità a cui sindaco, assessori e consiglieri si appellano continuamente da oltre due anni a questa parte. Con sempre meno credibilità.

Danila La Torre