“Ma l’elettrodotto Terna può funzionare con un pilone sotto sequestro?”

È stata subito rinviata al prossimo 8 maggio l’udienza del processo contro Terna per la costruzione del pilone 45, avvenuta “senza alcuna opera contestuale di contenimento e cautela (…) in area definita dal P.A.I. come a franosità diffusa attiva, cartografata a rischio “R2” pericolosità “P2”, pericolosa per le persone”. A giudizio il direttore dei lavori, il responsabile dell’area progettazione e realizzazione impianti centro-sud della direzione Ingegneria di Terna Rete Italia Spa, il responsabile della progettazione della fondazione del sostegno tubolare picchetto 45 e il capo-cantiere dell’area interessata.

Il rinvio non ha sorpreso le parti interessate, visto che siamo ancora alle schermaglie procedurali. "Ma quello che ha destato più scalpore, tra i cittadini e le associazioni presenti in aula, è stata la notizia che il pilone 45 è ancora sotto sequestro" – scrive l'associazione "I cittadini" di Villafranca Tirrena, parte civile nel processo – "Terna, dopo vari rigetti e condanne, aveva presentato istanza di dissequestro; visto il parere negativo del P.M. in udienza, la società ha ritirato l’istanza. Ma allora si può inaugurare e dichiarare in esercizio un elettrodotto che ha, dal gennaio 2016, un pilone sequestrato?"

Oltre all'associazione "I Cittadini", rappresentata da Emanuela Vattemi, hanno depositato le costituzioni di parte civile anche l'associazione MAN Onlus, rappresentata da Carlo Caravella, e due cittadine che si ritengono danneggiate dalla costruzione del pilone 45. Ma non si tratta dell'unica iniziativa contro Terna: è stata avviata anche un'azione popolare (ex art 9 Dlgs n 267/2000 della Regione Siciliana); e Giovanni Mento, cittadino elettore del Comune di Villafranca Tirrena – dove è stato accertato il reato – ha chiesto di costituirsi in giudizio in sostituzione del Sindaco, che sinora non è sembrato intenzionato ad agire in tal senso.