Centro Nato all’Arsenale. I comitati protestano ma i lavoratori rispondono: “E’ sviluppo occupazionale”

Le preoccupazioni per il progetto Nato che interessa l’arsenale di Messina, in quanto luogo destinato allo smaltimento delle navi da guerra, dilagano e preannunciano il definirsi sempre più nitido di due “schieramenti”. Sembra di essere tornati alle prime notizie del ponte sullo stretto di Messina e aver schiacciato rewind. Le parti sono sempre quelle, di chi il progetto lo rifiuta e di chi invece lo sostiene. Il no fermo arriva dai comitati “No-ponte” e “No-muos” che ieri di fronte all’arsenale hanno fatto sentire la voce del dissenso, con un manifesto che recitava: “Non saremo discarica delle vostre guerre”, frase concisa e diretta per respingere la rimilitarizzazione della zona falcata della città. Oggi, a condividere il pensiero dei comitati è il presidente dell’associazione “Progetto-Messina”, Carmelo Giaimo: “Tolleranza zero contro chi cercherà di trasformare l’Arsenale Militare di Messina in discarica di rifiuti pericolosi. Saremo vigili e pronti a denunciare qualsiasi minaccia di inquinamento della zona falcata. L’Associazione che mi onoro di presiedere e che vanta oltre quattrocento iscritti, molti dei quali lavoratori direttamente interessati, condivide e fa proprie le preoccupazioni del comitato No Muos e degli amici No Ponte”.

La sicurezza ambientale è la prima preoccupazione. Ma poi c’è l’altro lato della medaglia che riguarda le possibilità occupazionali, e coi tempi che corrono, si sa, certe occasioni è meglio non farsele scappare. Lo stesso Giaimo, nell’unirsi alla protesta dei No Ponte e dei No Muos, definisce il “progetto Nato” come “una importante opportunità da non sottovalutare”. Certo, a condizione, di coniugare riqualificazione e sviluppo: “La cantieristica ha rappresentato, per anni, un fiore all’occhiello per la comunità messinese. La città ha certamente bisogno di puntare con decisione sul rilancio delle attività turistiche e portuali e conseguentemente sulla bonifica della zona falcata ma è necessario che ciò avvenga senza stravolgere un’area a vocazione industriale dove la presenza attiva di cantieri navali va salvaguardata in quanto unico patrimonio industriale della città: un’importante fonte di lavoro da difendere e da rilanciare”.

Della stessa idea, e non potrebbe essere altrimenti, sono i lavoratori. Così si legge nel comunicato inviato dalle Rsu e Rsa, rappresentanze sindacali unitarie e aziendali: “Pur condividendo le preoccupazioni espresse relativamente alla sicurezza sul lavoro, sull’impatto ambientale e del territorio (…) non possiamo non tenere conto di eventuali sviluppi occupazionali che ne potranno derivare a beneficio di una città e di un territorio che vanta un alto tasso di disoccupazione”.

Qui, la battaglia si combatte sul fronte della sopravvivenza, ma i comitati No Ponte e No Muos avevano affermato che il progetto non avrebbe avuto alcun effetto sull’occupazione, “in quanto non verrà assunto alcun dipendente in più all’arsenale”.

I lavoratori si dicono disponibili a qualsiasi tavolo di confronto. Lo stesso fa Carmelo Giaimo, che lancia un appello a tutti i candidati all’Assemblea regionale siciliana “affinché si impegnino a mettere al primo punto dell’agenda politica e dei lavori parlamentari la questione della zona falcata di questa città”.