Camorra e riciclaggio, sigilli all’hotel “La Plage” di Taormina del gruppo Ragosta

Associazione camorristica e riciclaggio. Queste le accuse che stanno alla base del blitz della Guardia di Finanza di Napoli nei confronti del gruppo imprenditoriale Ragosta. Una holding attiva nei settori delle compravendite immobiliari, della siderurgia, del turismo e degli alimentari. Un vero impero, costruito, secondo l’accusa, grazie ad una sorta di immunità figlia della complicità dei giudici tributari, in quello che è stato definito un vero e proprio «mercato delle sentenze». Sessanta le ordinanze di custodia cautelare: ventidue persone in carcere, venticinque ai domiciliari, tredici divieti di dimora. Sono ben sedici i giudici tributari coinvolti (tre in carcere e tredici ai domiciliari), otto tra funzionari e impiegati delle commissioni tributarie.

L’inchiesta porta fin nella provincia di Messina, dove i Ragosta hanno investito nel settore alberghiero: ieri sono stati apposti i sigilli, infatti, all’hotel La Plage di Taormina, albergo di lusso realizzato proprio di fronte la riserva naturale di Isola Bella. Questo il profilo tracciato dei Ragosta: un’azienda partita dal nulla che nel corso degli anni ha esteso i suoi affari dalla siderurgia ad altri settori, come quello alberghiero-immobiliare, rilevando aziende come la Acciaierie Sud e il biscottificio Lazzaroni. Una scalata che gli inquirenti spiegano in un solo modo: riciclaggio di denaro di provenienza illegale. Gli investigatori ritengono infatti che i Ragosta reimpiegassero, attraverso versamenti in contanti su conti esteri, il denaro del clan Fabbrocino. «La procura non può accusare il gruppo Ragosta di essersi arricchito con l’evasione tributaria e, contestualmente, di non riuscire a giustificare la provenienza della sua ricchezza», ha detto l’avvocato Mario Papa, difensore dell’imprenditore Fedele Ragosta.