Refridger II, pesanti richieste di condanna per i Turiano di Mangialupi

Sono severe le condanne che il pubblico ministero ha invocato alla fine del processo Refridger II, l'inchiesta della Squadra Mobile sui più recenti affari della famiglia Turiano, noto nucleo di Mangialupi, principale piazza cittadina del traffico di droga.

L'Accusa oggi ha solleciato al Giudice per l'udienza preliminare Daniela Urbani condanne dai 10 ai 14 anni per i 4 imputati che hanno scelto il rito abbreviato, ovvero hanno chiesto di essere giudicati già in questa fase preliminare, saltando il dibattimento processuale e ottenendo così la possibilità di usufruire di uno "sconto di pena". La parola è poi passata ai difensori, gli avvocati Nino Cacia, Tino Celi e Salvatore Silvestro. Si torna in aula a fine mese per dare la parola al Pubblico Ministero di contro replicare.

Alla sbarra ci sono Francesco Turiano, detto Nino Testa, la sorella Carmela,Giovanni Panarello, Santo Corridore e Salvatore Pino, detto Salvuccio. Non tutti sono stati ammessi all'abbreviato.

L’indagine, sfociata in 5 arresti quasi un anno fa, partì dopo l'arresto di Nino Testa nel 2013. Gli investigatori della Polizia scoprirono che la famiglia Turiano, malgrado Francesco fosse dietro le sbarre, continuava a gestire il traffico e lo spaccio di droga attraverso pizzini e lettere affidate alla posta degli altri detenuti. La centrale dello spaccio era la casa di Carmela.

“Per le sue caratteristiche, più di clan dovremmo parlare di famiglia dei Mangialupi. La loro struttura infatti è molto simile a quella di ‘ndrina, considerando che tutti i traffici sono gestiti a livello familiare”, ha spiegato al momento del blitz l'allora capo della Mobile, il vide questore Giuseppe Anzalone.

Alessandra Serio