Arrestato Angelo Chiarello. L’appello della famiglia: “Sta male, non può stare in carcere: lì morirebbe”

Nuovi sviluppi nelle indagini sulla sparatoria di Capodanno che, poco dopo la mezzanotte dello scorso 31 dicembre, aveva interessato la zona di Villa Lina, a Giostra. Dopo l’arresto del 24enne Luca Di Napoli, ritenuto responsabile di tentato omicidio, giunge in serata l’ordine di carcerazione anche per il “suocero” 38enne Angelo Chiarello.

L’uomo, che quella notte era rimasto vittima di un colpo di fucile al volto esploso, secondo gli inquirenti, proprio da Di Napoli, per diverse settimane era rimasto ricoverato all’Ospedale Papardo, in gravissime condizioni. Dimesso sabato scorso e rientrato a casa, Chiarello era stato affidato alle cure della famiglia che, come riferito, provvedeva “a tutto considerando che lui non è in grado di far nulla. Non vede, non mangia, è in forte stato di depressione”.

Gli agenti della Squadra Mobile e della Scientifica, in serata, si sono presentati alla sua porta con l’ordine emesso dal Gip dott.ssa Maria Teresa Arena, su richiesta del PM dott.ssa Roberta La Speme, e lo hanno scortato fino all’Ospedale Papardo, nella sezione detenuti, dove rimarrà piantonato. Interrogato dal Giudice, avrebbe negato tutte le accuse di tentato omicidio sostenendo di non ricordare neanche di aver preso la pistola ed averla puntata contro il "genero" Di Napoli.

La famiglia è in apprensione e si appella perché Chiarello “non venga trasferito in carcere, non lo potrebbe sostenere, sta male ed ha bisogno di noi e delle cure. Lì morirebbe”.

Le indagini dei poliziotti stanno dunque chiudendo il cerchio su quello che sarebbe accaduto quella notte di Capodanno, in Via Aspromonte, quando una sparatoria ha interrotto i festeggiamenti per il nuovo anno lasciando due feriti moribondi e tanti interrogativi sulla dinamica degli eventi. Quella notte, Angelo Chiarello era stato colpito in pieno volto da una fucilata e poi trasportato d’urgenza all’Ospedale Papardo di Messina. Per lui, il soccorso da parte dell’ambulanza del 118 era avvenuto direttamente in Via Aspromonte, a seguito di una segnalazione alla centrale della Polizia.
 Il giovane Di Napoli, invece, era stato colpito al torace ed al gluteo. La prima pista vagliata dagli investigatori fu subito quella di "dissidi familiari" che, giorno dopo giorno, aveva preso sempre più piede.

La prima vera svolta, dopo gli interrogatori coi familiari, era stata fornita proprio dalle incongruenze nella testimonianza di Di Napoli, dal suo scappare dalla scena del delitto facendosi lasciare sanguinante dinnanzi alla guardia medica dell’ex Mandalari. Quella notte aveva sostenuto che a colpirlo erano stati ignoti. Incongruenze, appunto, che hanno spinto gli agenti a incriminare il ragazzo ed a rinchiuderlo nel carcere di Gazzi. Adesso la sua difesa è affidata all’avvocato Tancredi Traclò, mentre ancora si attendono le mosse della controparte, l'avv. Antonello Scordo, che di certo punterà alla non carcerazione del suo assistito Chiarello. (Veronica Crocitti)