La Carovana antimafia ha fatto tappa davanti al Teatro in Fiera, luogo simbolico

Era prevista solo a Giardini Naxos la tappa ufficiale dell’edizione 2013 della Carovana Internazionale Antimafie. Invece, l’iniziativa ha registrato anche una tappa Messinese. Su invito del circolo Arci Thomas Sankara di Messina, la Carovana, che festeggia quest’anno la sue sedicesima edizione, partita dal Forum Mondiale di Tunisi, si è fermata alla Passeggiata a Mare, di fronte al quartiere fieristico, per un omaggio simbolico ad un luogo altrettanto simbolico: il Teatro in Fiera. Faro della cultura cittadina, un tempo, poi abbandonato per diciassette anni e riaperto il 15 dicembre scorso, al termine di una manifestazione antifascista, da un gruppo di attivisti che l’hanno occupato per due mesi, ribattezzandolo Pinelli, prima dello sgombero avvenuto il 14 Febbraio. Un cambio di programma che non porta, però, la manifestazione fuori tema, come apparentemente si potrebbe pensare. Infatti, anche se l’iniziativa di quest’anno è principalmente dedicata a tutte le vittime delle mafie, la criminalità organizzata e la lotta della società civile per liberarsene passa per la cura del territorio e per la rivendicazione degli spazi comuni, che altro non sono se non spazi di democrazia. “La mafia si sconfigge attraverso la partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla gestione del territorio” – spiegano i membri dell’Arci di Messina – “ La lotta alla mafia è una pratica collettiva di riconquista degli spazi – spazi urbani, spazi di democrazia, spazi di parola – non solo di beni confiscati alla mafia ma di beni che devono essere resi indisponibili alla speculazione e alle logiche privatistiche”. E come sottolinea Elena, attivista della Carovana, nel suo intervento: “La mafia è anche speculazione e indifferenza”. A fare da cornice agli interventi, pannelli posti appositamente nel perimetro della Passeggiata, raffiguranti frasi e volti di chi ha lottato per una società migliore ed ha pagato questo sogno con la vita. A parlare, anche gli attivisti del Pinelli, che hanno offerto alla città uno spazio negato da quasi vent’anni, collezionando, in cambio, solo denunce. “La legalità non è difesa dello status quo anche quando le cose non vanno” ha spiegato Massimo Camarata, attivista del Pinelli. Ad ascoltare tutte le realtà, anche istituzionali, che hanno sostenuto l’idea del risorto Teatro in Fiera: i rappresentanti cittadini del Partito Democratico – Giuseppe Grioli, Francesco Palano Quero, Santi Interdonato – il presidente del Cesv, Antonio Mantineo e, immancabile, Renato Accorinti. Da uno spazio negato ad un altro, gli attivisti hanno ricordato il destino del Parco Aldo Moro. Riaperto l’8 Marzo, è stato, nuovamente, chiuso il 5 Aprile su denuncia dell’INGV, a cui il parco e l’edificio annesso è stato affidato in concessione.” La scorsa settimana si era svolto un incontro pubblico con un intermediario di INGV che ci aveva invitato a un ulteriore confronto e ad avanzare delle proposte sulla gestione del parco e delle strutture interne da poco ristrutturate con soldi pubblici” – spiegano gli attivisti – “Ci siamo presi un tempo per formulare delle proposte, già la prima domenica di primavera avevamo indetto un’assemblea cittadina per pensare insieme a un uso in comune”. E proprio per sottolineare la cura del territorio assunta in prima persona da ogni cittadino. La manifestazione si è conclusa con l’imbiancatura delle scritte di matrice neo-fascista, apparse di recente sulla facciata del Teatro in Fiera. Questo dopo la conclusione degli interventi programmati con la lettura di brani tratti da Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini. Carmen Cordaro, presidente del Circolo Arci Thomas Sankara, ha ben sintetizzato il movente di questa iniziativa che ha portato la Carovana Internazionale a deviare dal suo percorso programmato: “La normalità in questa città è fatta di porte chiuse e luoghi blindati e non spazi pubblici. Ma questi sono spazi di democrazia. Invece a Messina chi non ha i cognomi giusti, che contano, non può sperare di accedere alla Fiera o al suo Teatro. Ci siamo stancati di tutto questo…”. (Eleonora Corace)