“L’anno che verrà” a Messina. Per diventare una città normale

“Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’ e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò”… Il 2012 è stato l’anno della scomparsa di Lucio Dalla. Prendiamo in prestito i suoi versi, in omaggio a lui ed all’“Anno che verrà” nella nostra città. Sognare è una delle poche cose che ci è rimasta a costo zero ed allora ci piace farlo, visto anche che Messina ce ne offre spunto.

In qualunque evento nefasto, può cogliersi una condizione positiva. Una città che ha sfiorato il fondo del baratro può solo risalire, a meno che non resti sempre adagiata sul fondo. Forse per una ventata di ottimismo di fine anno, dovuta anche al “salvagente” giunto dalla Regione, ci piace pensare che la risalita sia possibile, che una nuova amministrazione comunale sappia dare una sferzata ad una città che non vede la luce da troppo tempo.

Sogniamo cose semplici, una città normale, una città in cui il lavoro e gli stipendi non siano una chimera da rincorrere quotidianamente ma un diritto, una città in cui chi ruba si vergogni di farlo e chi lavora onestamente per Messina ne sia orgoglioso. Una città in cui si vada alla ricerca del bene comune e non di pochi, una città che si riappropri dei suoi spazi e che non venga più sventrata come fatto in passato.

Nella Messina del 2013 vediamo ciò che in altre città, anche non lontane da noi, già c’è. Una gestione responsabile delle casse comunali, un servizio di trasporto pubblico efficiente. Parlarne in un momento in cui escono dal deposito quotidianamente pochissimi autobus e tram, sembrerebbe folle. Ma non parlarne significherebbe restare sul fondo senza neppure tentare la risalita. In aprile saranno passati dieci anni dall’istituzione della linea tramviaria, una delle poche novità positive del passato recente. Certo, per chi ha avuto tolto prezioso spazio per parcheggiare in quarta fila, positiva non è, ma dovrà farsene una ragione. Ci chiediamo: possibile che in dieci anni non si sia stati capaci di attivare il servizio di priorità semaforica al tram? Tranquillizziamo i detrattori del tram: sarebbe un risparmio di tempo anche per le auto, che non dovrebbero restare ferme al semaforo rosso anche quando il tram non c’è.

Sogniamo una città con un soggetto unico tra Messinambiente e Ato senza liti tra le parti, in cui la raccolta rifiuti sia garantita quotidianamente dal lavoro di chi deve ricevere il giusto compenso. Una città in cui aumenti la raccolta differenziata perché non è una cosa aliena “di quelle che fanno solo al nord”. Il primo capoluogo italiano per percentuale di raccolta differenziata è Salerno, Campania, Sud Italia. Lì si applica la premialità per chi la svolge correttamente, si comminano multe a chi non la fa. Perché il cittadino va educato così e solo così impara, come abbiamo imparato ad usare cintura di sicurezza e casco. E se non dovessimo raggiungere grandi risultati, voliamo basso e sogniamo almeno che ogni cassonetto abbia il suo coperchio, in modo tale che non venga fuori il tanfo dei rifiuti. Mi son sempre chiesto chi sono quegli imbecilli che mettono i legni per tenere i cassonetti aperti e non fare la fatica di premere un pedale. Evidentemente sono abituati a vivere tra la puzza dei rifiuti e reputano troppo faticoso premerlo. Pedali che ormai in tanti cassonetti sono distrutti, così come tanti coperchi. C’è poi la prodezza di chi getta la spazzatura direttamente dal finestrino dell’auto. E col cassonetto chiuso come farebbe? E’ la raccolta differenziata alla messinese, poiché si differenzia dal resto d’Italia dove i cassonetti hanno quantomeno un coperchio. Si ricorda infine ai messinesi che esiste un servizio di raccolta gratuito per i rifiuti ingombranti. E’ gratis, neppure questo basta. A volte verrebbe da dire che alcuni messinesi si meriterebbero di essere sepolti dall’immondizia. Ma noi siamo sognatori. Possibile che debbano soccombere quei messinesi civili e puliti?

Sogniamo una città che abbia rispetto per le classi più svantaggiate, una città in cui gli scivoli per i disabili non siano sempre occupati e poi il Cavallotti è sempre mezzo vuoto, anche quando parcheggiare è gratis, perché a Messina fare 500 metri viene lontano, poi andiamo a Milano e fare 2 chilometri è vicino. Una città che garantisca i servizi sociali senza dover lottare per usufruirne. Una città che aiuti chi è più sfortunato, come quegli splendidi esempi delle mense di Sant’Antonio, Cristo Re ed altre, a testimonianza che qualcosa di buono in questa città ancora c’è.

Guardate le immagini della Messina degli anni ’60, una città splendida. Guardatela oggi, sommersa dai tir, con pochi spazi verdi, la visione del mare ostruita e tante auto in coda. Non ci rassegniamo, sogniamo ancora una città rinata, sogniamo cose semplici, a rendere Messina bella ci ha già pensato la natura. Sogniamo solo che i messinesi la rispettino.

“L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando, è questa la novità…”.

(Marco Ipsale)