I residenti: “Incolpano Giuseppe per nascondere esperimenti militari”. Il papà: “Mio figlio non c’entra” LE FOTO

C'è solo tanta amarezza nelle parole dei residenti della frazione di Canneto di Caronia all'indomani dalla clamorosa svolta nelle indagini sui misteriosi fuochi, alcuni dei quali, secondo la Procura di Patti, sarebbero da ricollegare alla mano di Giuseppe Pezzino, ragazzo di 25 anni del posto.

Ieri mattina siamo stati lì, abbiamo ascoltato la signora Lorenzina, nonna di Giuseppe Pezzino, ed il padre Nino, storico portavoce di tutta la contrada.

Siamo entrati nelle loro case, in quel che rimane, tra muri bruciati e letti in fumo.

La signora Lucia, residente del posto, ci ha accompagnato lungo la Via del Mare, raccontandoci gli ultimi 10 anni di storia di un paesino balzato agli onori della cronaca per fatti che ancora oggi rimangono inspiegabili.

Lucia ci ha raccontato come è iniziato tutto, nel lontano 2004, e come, per tanti anni, sembrava esser tornati ad una sorta di normalità. Fino allo scorso 14 luglio 2014 quando le fiamme hanno fatto ripiombare Caronia nell’incubo.

E' stato un lungo viaggio storico quello che abbiamo percorso stamattina, tra testimonianze, accuse e richieste incessanti di verità.

Loro, i residenti di Caronia, non hanno dubbi su quel che accadde e che continua ad accadere là: esperimenti militari, una correlazione stretta tra le guerre ed il manifestarsi degli incendi.

"La storia si ripete", ha affermato Nino Pezzuto. Così come era stato nel 2004 quando la Procura di Mistretta aprì un'inchiesta contro ignoti, poi archiviata, così è adesso.

L'unica cosa certa è quel che rimane, adesso, di Via del Mare: 30 metri di odore di bruciato, frigoriferi andati in fumo, coperte nere, mobili affumicati. Non c'è più nulla, oltre la distruzione e le lacrime.

LA CRONISTORIA

I primi episodi si manifestarono il 15 gennaio 2004. Da allora, e per dieci lunghi anni, la piccola frazione di Canneto di Caronia venne letteralmente presa d’assalto da esperti, scienziati, militari, rappresentanti delle istituzioni, giornalisti.

Inizialmente questi fenomeni di autocombustione vennero additati come “casi isolati” e attribuiti a difetti di fabbricazione, piccoli cortocircuiti, surriscaldamenti. Man mano, però, che gli episodi continuavano a manifestarsi, la teoria dei “casi isolati” cadde e si diede ampio spazio alle “forze misteriose”, dai poltergeist agli alieni.

A livello scientifico, iniziò a prender piede la teoria della dispersione elettrica nell’impianto di alimentazione dei convogli ferroviari. Ma il pool di esperti di Enel e Ferrovie dello Stato, chiamato ad intervenire, dovette ben presto arrendersi nel non riuscire a trovare conferma di quanto ipotizzato.

Iniziò così il via vai di geologi, ricercatori, chimici, fisici, universitari, dirigenti della Protezione Civile, Arpa, politici. La Procura di Mistretta aprì un’inchiesta contro ignoti e poi, nel 2008, archiviò il caso. La conclusione dei consulenti, però, fu che si trattava di “mano umana”. Alle stesse conclusioni arrivò anche il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) che bollò subito gli episodi come roghi dolosi.

E questi stessi “fuochi misteriosi” smisero di manifestarsi per diverso periodo fin quando, il 14 luglio 2014, a Canneto di Caronia la storia ha iniziato a ripetersi. Tappeti, televisori, frigoriferi, magliette, scarpe, un’intera mansarda, mura di casa. Tutto ha ricominciato a prender fuoco, talvolta anche contemporaneamente, nella stessa notte, in diverse abitazioni. Tantissimi gli episodi manifestatisi per tutto luglio, agosto, settembre ed ottobre, a cui gli abitanti hanno cercato di far fronte utilizzando personalmente estintori e bacinelle d’acqua. Regolarmente, i dispositivi di rilevazione di fumo istallati dall’Arpa nelle case, suonavano e lanciavano allarmi.

La svolta si è avuta lo scorso 20 ottobre quando i militari dell’Arma del posto hanno fatto irruzione e perquisito 11 tra abitazioni ed automobili. A Giuseppe Pezzino, giovane 25enne, venne notificata un’informativa di garanzia per i reati di incendio e danneggiamento seguito da incendio continuato. Secondo le ipotesi, sarebbe stato lui ad appiccare alcuni dei fuochi al fine di poter approfittare dei risarcimenti. Quella stessa notte del 20 ottobre, prese fuoco il sedile di un’automobile posteggiata sul cavalcavia.

I residenti di Canneto non hanno nessuna intenzione di credere alla colpevolezza del ragazzo ed il papà di Giuseppe, Nino Pezzuto, si dichiara fiducioso nella magistratura, nella certezza che si farà al più presto chiarezza.

Veronica Crocitti