Chiuso il Tribunale di Trappitello, quando lo Stato non guarda ai bisogni dei cittadini

Il 13 settembre scorso è stato chiuso il tribunale di Trappitello. Non c’è stato nulla da fare per salvare la sezione distaccata della frazione taorminese. Nonostante gli svariati appelli – dei sindaci del comprensorio jonico, delle associazioni, dei cittadini – le porte degli uffici di via Francavilla sono state chiuse al pubblico, così come aveva previsto la norma spending review varata dal governo Monti. Anche nel giorno della chiusura non sono mancate le voci di dissenso verso l’irrevocabile decisione.

Ora che il trasferimento al Tribunale di Messina è ufficiale, è inevitabile chiedersi in che direzione evolveranno le cose. E’ facile intuire che la chiusura del presidio di giustizia jonico sarà l’inizio di tanti disagi per i cittadini e per il Tribunale stesso che si troverà ad affrontare più pratiche con l’unico risultato di allungare i tempi burocratici, già dilatati. Gli uffici del presidio jonico affrontavano infatti una mole di lavoro non indifferente.

Ma veniamo al problema più grande. Basta poco per capire che poca logica c’è stata nella decisione di sopprimere il tribunale di Trappitello e che, per risparmiare un affitto, lo Stato creerà invece molti problemi ai cittadini che d’ora in poi dovranno recarsi a Messina. Ad usufruire della sezione distaccata di Taormina erano gli utenti della provincia jonica, ma anche quelli del territorio della Valle dell’Alcantara e oltre. Inevitabilmente, adesso, si creeranno problemi prima di tutto logistici. Non si può ancora dire con certezza come andranno le cose, ma scontate sono almeno le spese maggiorate che i fruitori dovranno affrontare.

Se è vero che i tagli sono necessari, è ancor più vero che dovrebbero essere sempre il risultato di una scelta logica e, il più possibile, tesa a migliorare la qualità della vita del cittadino, non a peggiorarla.

Giusy Briguglio