Il Cda del Cas chiede l’aumento delle indennità, l’assessore regionale Pizzo dice no

La richiesta è arrivata a Palermo, sul tavolo dell’assessore regionale alle infrastrutture e trasporti Giovanni Pizzo nelle scorse settimane. Il Cda del Consorzio autostrade con la nota inviata alla Regione, chiedeva un aumento delle indennità attualmente percepite. Val la pena fare un passo indietro all’ottobre 2013, quando s’insediò nella poltrona di presidente Rosario Faraci, uno degli uomini più vicini al governatore Crocetta. Nel Cda fu nominata anche Marina Marino, anche questa scelta di stretta matrice crocettiana. Tra i primi atti del nuovo corso vi fu l’adeguamento dei rimborsi spese alle tabelle Aci (fatto che comportò un aumento delle cifre fino ad allora percepite nonché le integrazioni di quelle incassate nell’anno precedente), e l’aumento dell’indennità del presidente da 48 mila a 50 mila euro annui e delle indennità dei vicepresidenti (Marino e Gazzara) dai 17 mila euro ai 40 mila. In media quindi, annualmente, le somme incassate da un componente del Cda, tra indennità e rimborsi ( circa 4-5 mila euro al mese), si aggirano sui 100 mila euro. Con il 2015 però il Cda ha pensato di aumentare la cifra, rivolgendosi quindi alla Regione, per un ritocco alle indennità. L’assessore Pizzo ha trasmesso la richiesta all’ufficio legale che ha dato parere negativo rifacendosi al tetto delle indennità fissato per legge, pertanto, almeno per il momento, il Cda del Cas resterà con le attuali indennità.

Non ci soffermiamo sulle condizioni del Consorzio autostrade siciliane né sulla mole dei debiti, né sui contenziosi, né sulle inchieste, né sulle ispezioni che lo stesso Pizzo ha fatto e delle quali si attendono i risultati, né sull’imminente decadenza della concessione. Ci soffermiamo invece sulla strana “spending review a macchia di leopardo” che sta a cuore al presidente Crocetta. Non ci limitiamo quindi al caso singolo di un Cda che chiede un aumento ma vogliamo analizzare come il governatore nel predisporre i tagli agli Enti locali ed in particolare a sindaci e consigli, usi poi due pesi e due misure quando si tratta dei costi dei “nominati”, di quanti insomma, non eletti dai cittadini, finiscono sulle poltrone dei Cda delle partecipate dell’isola.

Già, perché sin dal giugno 2014 Crocetta ha presentato nella Finanziaria ter “abiti su misura” che prevedevano, solo in alcuni casi, un aumento ai tetti d’indennità fissati per legge. Più di recente, e siamo ai giorni nostri, nel testo della Finanziaria lacrime e sangue che sta per approdare in Assemblea è spuntato un art. 13 che è un vero e proprio “regalo” ai Cda degli Enti.

Ma iniziamo dal principio, dalla prima mossa “alzastipendi”, risalente alla fine del giugno 2014. In quei giorni infuria la polemica perché Crocetta, tra le pieghe della Finanziaria ter, all’interno dell’art. 35, era riuscito ad inserire una norma definita “alzastipendi” e non si tratta di quelli degli operai o degli impiegati.

La norma finita nella graticola prevedeva l’abolizione dei tetti agli stipendi per gli amministratori di alcune società regionali: Sicilia e-servizi, Irfis, Ast, ai cui vertici, sono persone, come Ingroia e Polizzotto, molto vicine al governatore. Peccato che quel tetto da 50 mila euro, fissato dalla legge 11 del 2010, lo aveva ribadito lo stesso presidente alcuni mesi prima con una delibera di giunta. “Volete che una persona che guida una società come Sicilia-e Servizi guadagni appena 50 mila euro?” protestò Crocetta a proposito dell’indennità per lngroia. In quei giorni di giugno il governatore stava facendo la battaglia per la mancata fissazione del limite dei 160 mila euro per gli stipendi dei superdirigenti della Regione. Contemporaneamente, aveva deciso di togliere il limite che fissa a 50 mila euro il tetto delle indennità annue per i Cda delle partecipate. “Le limitazioni di cui al 4 comma dell’articolo 20 della legge regionale n. 11 del 2010 – si leggeva nella proposta – e successive modifiche ed integrazioni non si applicano alla seguenti società: Riscossione Sicilia S.p.A., IRFIS fin Sicilia s.p.a, AST S.p.A e Sicilia e Servizi S.p.A”.

L’art. 20 delle legge 11 del 2010 prevede che le società a totale partecipazione della Regione (e con il comma successivo la norma si applica anche alle società a partecipazione degli Enti locali della Regione) adottano le opportune iniziative affinché i compensi degli organi di amministrazione e di controllo vengano ridotti ad un importo massimo onnicomprensivo, ivi compresi eventuali benefit di 50 mila euro per ciascun componente dell’ organo di amministrazione e di 25 mila per gli organi di vigilanza.

Stando quindi alla proposta di Crocetta nel giugno del 2014 il divieto al tetto non si sarebbe più dovuto applicare a tre società, Sicilia e-Servizi, Ast e Irfis. Immediata la polemica in Aula. Nel frattempo grazie alla circolare Armao del 2007 che riguarda le indennità di risultato per dirigenti il problema è stato risolto in alcuni casi estendendolo agli amministratori degli Enti. L’arrivo della spending review voluta da Monti che ha abolito le indennità di risultato per i dirigenti (anche nelle Regioni a statuto speciale) è stato però ignorato in Sicilia.

Arriviamo quindi ai giorni nostri, ben sapendo che il governatore non è tipo d’arrendersi, ed ecco che nella Finanziaria spunta l’art. 13 sulle indennità di risultato. La norma riguarda i dirigenti regionali, ma c’è il comma finale che “accomuna” come fratelli anche i Cda delle partecipate.

Articolo 13

Indennità di risultato

1. Nel triennio 2016-2018 l'indennità di risultato dei Dirigenti delle strutture di massima dimensione ed equiparate, è corrisposta, nel rispetto delle specifiche direttive assessoriali di settore, subordinatamente al raggiungimento di concreti obbiettivi di efficienza, con particolare riferimento a:

a) attuazione, per la parte di propria competenza, delle misure di risparmio della spesa previste nella presente legge;

b) riduzione della spesa storica relativa a procedimenti contenziosi;

c) pieno conseguimento degli obiettivi di spesa comunitari;

d) potenziamento delle entrate di competenza.

Nel triennio 2016-2018 la quota di indennità di risultato non corrisposta per mancato raggiungimento degli obiettivi assegnati, sarà acquisita al Bilancio regionale. Non si applicano le disposizioni contrattuali più favorevoli.

3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 si applicano anche agli enti di cui all'art. 1 della legge regionale15 maggio 2000, n. 10.

In sostanza l’indennità di risultato può doppiare l’indennità di funzione per gli amministratori delle partecipate (gli enti ai quali fa riferimento la legge 10/ 2000). Il tutto a dispetto della normativa nazionale che l’ha abolita ed a dispetto della sbandierata spending review in salsa siciliana.

Non occorre essere statisti per obiettare che, le indennità di risultato, nei carrozzoni dell’isola sono altamente opinabili…. E non occorre essere pignoli per sottolineare come la legge del 2010 che stabiliva il famoso tetto dei 50 mila euro annui specificava “onnicomprensivo, ivi compresi eventuali benefit”.

Se oltre ad un’indennità annua di 50 mila euro aggiungi, ad esempio, altrettanti 50 mila per rimborsi spese, che giustificazione ha poi un ulteriore incremento fino al doppio con l’indennità di risultato? E quali saranno i criteri per stabilire il raggiungimento degli obiettivi? Chi lo stabilisce? Lo stesso Cda? La Regione che ha messo quelle persone in quelle poltrone? Il cittadino? Gli utenti? E quali sono i “risultati” meritevoli di premio?

Le domande le giriamo ai deputati messinesi che si apprestano a votare la Finanziaria. Ci chiediamo cosa faranno in proposito.

Rosaria Brancato