Processo Gettonopoli, i testimoni: “Le Donne sapeva”

C’è l’operato dei segretari di commissione al centro della prima fase del processo Gettonopoli. Anche oggi in aula, davanti la corte presieduta dalla dottoressa Silvana Grasso, è toccato ad uno dei segretari verbalizzanti, il dottore Francesco Di Bella, che ha testimoniato su quel che accadeva prima, dopo e durante le sedute delle commissioni consiliari a lui “affidate”. Di Bella è stato interrogato dal Pm Francesco Massara, che conduce il processo , e dai difensori degli indagati, i 19 consiglieri comunali imputati di falso, truffa e abuso per aver goduto del gettone di presenza per i lavori in commissioni consiliari “lampo”.

Di Bella ha spiegato come funzionavano i lavori ed ha ammesso, come già la sua collega Daniela Bianco, sentita alla scorsa udienza, che le presenze risicate dei consiglieri, le troppe convocazioni di commissione rispetto alle reali esigenze ed ai lavori, erano state al centro del confronto tra i segretari e di una riunione con il segretario generale Antonio Le Donne, in cui si era sostanzialmente preso atto dell’andazzo.

La situazione, ha ricordato Di Bella, è cambiata nel 2015, prima con la nuova normativa regionale, legge 11 del giugno 2015, che ha apportato delle modifiche regolamentari che hanno influito anche sui lavori, poi con l’ispezione regionale. Dopo questi atti, il dirigente Bruno prima, a novembre, ed a dicembre poi Le Donne, hanno emanato le circolari con cui si è disposto espressamente che venisse conteggiata la presenza dei consiglieri alle commissioni, e quindi la liquidazione dei rimborsi, soltanto in ragione della loro “effettiva” presenza ai lavori. No alle firme sui tabulati presenze, quindi, se in prima convocazione, e anche in seconda, le sedute andavano deserte.

Di Bella, rispondendo alle domande dei difensori, ha precisato che il gettone di presenza veniva liquidato di da dell’effettiva presenza dei consiglieri ai lavori di commissione, ma sulla base dei fogli firma. Ha spiegato che a lui toccava redarre i tabulati delle presenze, che poi passavano all’ufficio amministrativo competente per la liquidazione, dopo il visto del segretario generale, e che in passato – lui ricopre quel ruolo da una ventina d’anni – qualche segretario ha chiesto, in aggiunta, anche i fogli firma, mentre Le Donne non glieli ha mai domandati.

A domanda specifica, Di Bella ha poi chiarito che Le Donne ha preso parte personalmente a molte delle sedute di commissione.

Anche per la testimonianza di Di Bella il Pm Francesco Massara ha chiesto la trasmissione degli atti alla Procura. Qualcuno de si è opposto, chiedendo che l’eventuale richiesta di trasmissione avvenga alla fine del processo e non in questa fase, per non turbare la “serenità delle testimonianze”. Una ipotetica iscrizione nel registro degli indagati anche per i segretari, infatti, potrebbe influire sulla loro posizione al processo, e mettere in forse persino la loro stessa testimonianza.

Ma il Tribunale ha fatto orecchie da mercante, rispondendo che non è possibile sindacare sulle richieste del Pm. Ad oggi comunque i verbali non sono ancora stati trasmessi alla Procura.

Alessandra Serio