Il decreto “Salva- Comuni” è legge: via libera definitivo alla Camera

Sotto l’albero di Natale , per il Comune di Messina, c’è il decreto 174, convertito definitivamente in legge dalla Camera dei deputati . Con il “salva- Comuni” , per l’ente messinese, che è in fase di pre-dissesto e con il fiato sul Collo della Corte dei Conti, si apre un importante spiraglio e l’ipotesi di fallimento si allontana. Adesso toccherà all’area economico-finanziaria di Palazzo Zanca rimodulare la precedente delibera di adesione al Fondo di rotazione, da sottoporre al Coniglio comunale ed inviare anche alla Corte dei Conti. A Messina arriveranno 72 milioni di euro (300 euro ad abitante) ed il Comune -sotto il vigile controllo della magistratura contabile – dovrà redigere un piano di rientro dei debiti da spalmare in dieci anni , durante i quali normalizzare la situazione economico –finanziaria, rimettendo a posto i conti.

E se le notizie che arrivano da Roma sono più che positive, meno tranquillizzanti sembrano, invece, essere le dichiarazioni del presidente della Regione, Rosario Crocetta: «Messina mi sembra che sia un disastro con circa 200 milioni di euro di deficit e un Ato rifiuti che ne conta altri 120 milioni affronteremo la questione con la scure» ha detto il neo governatore siciliano».

Ma torniamo alla conversione in legge del decreto 174, con la prima reazione. «Non ci sono più scuse. Si tratta, adesso, di mettere in fila i problemi e affiancargli la soluzione». Così Tonino Genovese, segretario generale della Cisl di Messina

«Il problema – continua Genovese – è che, al Comune di Messina, negli ultimi 20 anni ci si è preoccupati di più delle uscite che delle entrate perché tanto c’erano i trasferimenti dal Governo nazionale che sopperivano ai mancati incassi di acqua, Tarsu, oneri accessori, ecc. Vi sono decine di milioni di euro venuti a mancare alle casse del Comune. Il problema del dissesto – ha proseguito – non è legato solo agli ultimi quattro anni, ma dalle scelte e delle gestioni degli ultimi venti anni. Adesso non basta più chiedere, bisogna pretendere che si volti pagina a partire della riorganizzazione di tutta la macchina amministrativa e delle partecipate». (DLT)