La mia estate 2016 al tempo di whatsapp e di Facebook: “Vorrei ma non posto”

Ad inizio estate ho scoperto che una mia amica non aveva più whatsapp e aveva limitato al massimo (praticamente a zero) la sua vita social su facebook. Per un paio di minuti mi sono chiesta come avrebbe fatto a sopravvivere poi mi sono adattata a mandarle gli ormai arcaici e desueti sms, a parlarle al telefono o ad incontrarla.

A fine estate lei, che non è asociale né un eremita, ma si è semplicemente presa una vacanza dai social, è sopravvissuta ed io ho scelto questo argomento light per la rubrica di oggi: l’estate al tempo di whatsapp e di Facebook.

Ad invitarmi alla riflessione che giro ai lettori di Tempostretto è stato il testo della canzone tormentone dell’estate, “Vorrei ma non posto” di Fedez e J-Ax: “…e poi, lo sai, non c'è un senso a questo tempo che non dà Il giusto peso a quello che viviamo ogni ricordo è più importante condividerlo che viverlo…”.

Ha ragione Fedez, oggi non vivi un’emozione, un sentimento, un’esperienza: la posti. Esiste solo se la racconti a tutto il mondo e non importa se per postarla non te la sei goduta perché eri troppo intento a fare la foto, a scrivere la frase ad effetto, a taggare i tuoi amici, a leggere chi e quanti hanno messo i like.

Penso che whatsapp e facebook sono strumenti di comunicazione di grandissima utilità ed ormai indispensabili, ma devono “servire” all’uomo in senso utilitaristico e l’uomo non deve diventarne “servo”.

Detto questo, è stata per me una bellissima estate molto divertente scandita dalle notifiche di whatsapp, messanger e facebook.

Ti sei goduto un’estate davvero trend se:

1)all’improvviso, mentre prendevi il sole, o eri in acqua, al bar, in spiaggia, hai visto un branco di persone di età indefinita, dagli 8 ai 44 anni, armati di IPhone, gli occhi infiammati dalla passione della ricerca, intenti a guardare nello schermo non la tizia in topless o il bagnino super fusto ma i Pokemon. Come le mandrie di bisonti raramente hanno lasciato vita al loro passaggio, sia essa la tua crema abbronzante, il telefonato posato accanto al telo, la lattina di coca cola. Peccato che per cacciare gli animaletti non abbiano dedicato abbastanza tempo all’amica che ora è tornata a studiare a Milano e la rivedranno a Natale. Amica che rivedendoli risponderà gelida: “Dove ti sei fatto l’estate ti fai l’inverno… a caccia di Pikachu”.

2)hai visto decine di persone, di età compresa tra i 15 e 67 anni andare in giro in spiaggia o nei dintorni alla disperata ricerca di trattori non per coltivare gli orti urbani o per darsi all’agricoltura biologica ma per farsi una foto alla guida gridando “andiamo a comandare” e postarla su facebook. Per quanto ne so chi comanda non ha un trattore ma di solito un Suv, un’auto blu o blindata.

3)sei stato inserito in almeno 15 gruppi whatsapp. La tipologia è la più varia. Oltre ai gruppi whatsapp di lavoro (utilissimi, noi in redazione ne abbiamo diversi), ci sono quelli estemporanei, nati sull’onda di emozioni (“quelli del falò di Tono), oppure occasionali creati per organizzare “ i 60 anni di zio Pippo”la serata pidoni da zia Caterina”, quelli legati ad hobby, passioni, “i ragazzi del calcetto del Trocadero”, “i pensionati della panchina di Villa Dante”, quelli di svago “il tavolo 3 dell’Anaconda Bionda”. La cosa peggiore è quando ti trovi dentro il 48esimo gruppo e non hai il coraggio di abbandonarlo per evitare di passare per snob o asociale. Se ogni tanto provi di notte ad abbandonare il gruppo la mattina dopo c’è sempre il buontempone che ti reinserisce. Così ti sei ritrovato tuo malgrado nel gruppo “quelli della IV A del La Farina del 1970” e sai che nonostante i 300 messaggi al minuto (visto che siete in 30) non ne uscirai vivo neanche se confessi che tu andavi allo Jaci. Ho visto un gruppo whatsapp di condominio, con i condomini che litigavano a distanza e l’amministratore rimuoveva i morosi o quelli che gli stavano antipatici, esponendoli al pubblico ludibrio. I più pericolosi sono i gruppi di famiglia o di comitiva: non vi illudete, anche se siete convinti di essere buoni e simpatici sappiate che c’è, matematicamente, un sottogruppo con gli altri membri ma senza di voi per poter sparlare alle vostre spalle. Nelle famiglie di solito il sottogruppo esclude la cognata (detta anche “quella là…”) o la mamma del marito (detta anche “la strega”). Più ampio è il gruppo principale più numerosi possono essere i sottogruppi perché ci sono persone diverse da escludere. Il must dell’estate 2016 è stato il gruppo whatsapp “fan club di Biancuzzo”, un gruppo aperto a chiunque voleva inserire foto di spazzatura. Venivi immediatamente rimosso se osavi mettere la foto di un cassonetto vuoto. In questo caso però potevi consolarti vendendo la foto, un’assoluta rarità, ai collezionisti. Sembra che un residente di San Saba, rimosso dal gruppo, sia riuscito ad ottenere l’annullo filatelico per la foto “cassonetto vuoto sulla ss 114 il 12 agosto 2016”.

4)se non hai mai passato una serata “social”, tipico momento in cui si è in comitiva eppure nessuno parla e ognuno chatta o controlla il telefono o il tablet per raccontare al mondo cosa pensa delle ondate di migranti, cosa ha mangiato per colazione e come vuol risolvere il problema del traffico in Sicilia. A quanti è capitato durante la pennichella di sentire la notifica Facebook: “Carlotta è in diretta” e presi dalla curiosità immaginandola davanti a Palazzo Chigi mentre intervista Renzi ritrovarsi invece a guardare la diretta del primo tuffo del figlio di Carlotta senza braccioli? Ho assistito ad uno spettacolo in piazza durante il quale la presentatrice invitava il pubblico non ad applaudire o a cantare ma ad entrare nella pagina facebook dell’evento, mettere un like e fare una diretta o postare un selfie o mettere la recensione della manifestazione. Come fai ad applaudire se hai le mani occupate col telefono? E che recensione puoi fare se hai passato la sera a chiedere al tuo vicino come diamine si attiva una diretta e che è sta storia delle 5 stelle? Non erano i grillini?

Centinaia di ladri attendono con ansia le nostre vacanze e passano il tempo a guardare i profili facebok. Non vedono l’ora che tu, appena sceso dall’aereo posti il selfie di rito “io e Jessica felici a Parigi” per entrare a casa tua e portarsi via tutto.

5) Non hai comprato neanche una cartolina. Una delle cose più belle di Facebook e whatsapp è che non hai bisogno di spedire cartoline e da quando a Messina sono stati uccisi tutti i postini è un gran vantaggio. Tra l’altro fai felici amici e parenti perché se posti le foto in tempo reale poi non dovranno sorbirsi per ore ed ore la visione dell’album o del video con te che mangi il sushi o sei sulla Muraglia cinese

E’ stata una bella estate social, ma ha ragione Fedez che ci invita a dare un senso al tempo “tutto questo navigare senza trovare un porto, tutto questo sbattimento per far foto al tramonto che poi sullo schermo piatto non vedi quando è profondo”.

I ricordi sono belli perché ci appartengono. Hanno un senso unico solo per noi. Non sarà mai la stessa cosa per un altro. Quelle farfalle nello stomaco, quel brivido, quel groppo alla gola, quel luccichio negli occhi, quel balzo al cuore, quelle lacrime silenziose, quello spettacolo che ti ha lasciato senza fiato riguarda solo te e magari chi è accanto a te in carne ed ossa e nessun altro. Se perdi quell’istante eterno che unisce te a quel momento hai perso un pezzo della tua vita. Dice Fedez: “questo tempo non dà il giusto peso a quello che viviamo, è più importante condividerlo su facebook che viverlo”.

E’ una frase terribile, eppure ci hanno ballato tutti tutta l’estate, gridandolo a squarciagola in diretta facebook. La vita gli è passata davanti e non l’hanno vissuta. Si sono accontentati di postarla.

Rosaria Brancato