Operazione Anti-Accattonaggio: fermati nove questuanti

Un tempo, nella tradizione cristiana, veniva identificato con il nome “questua” ed indicava l’atto di recarsi porta a porta per elemosinare denaro e cibo.

Oggi, a distanza di 2mila anni, esso non ha cambiato il suo volto ma il suo nome è andato tramutandosi in un altro, più lungo e di certo meno elegante: accattonaggio.

Il Codice Penale italiano contiene un articolo ben specifico per tale reato, il numero 670, che prevede la reclusione per chiunque “elemosini denaro”.

In realtà, però, una sentenza della Cassazione del 1995 ha specificato che ci sono accattonaggi ed accattonaggi e che non è possibile fare di tutta l’erba un fascio.

Se la richiesta di denaro è legittimata da “umana solidarietà”, se fa “leva sul sentimento di umana carità” e se “non intacca né l’ordine pubblico né la pubblica tranquillità” allora essa è lecita.

Appare chiaro che distinguere un tipo di accattonaggio da un altro diventa cosa ben ardua, soprattutto se non si è nelle condizioni di specificare quale sia il limite per “reale povertà” o di prevedere l’utilizzo finale dei soldi richiesti, ossia se poi essi non vengano utilizzati per l’acquisto di “alcool, droga o altri beni non legati ad uso di primaria necessità”.

Come si può dunque agire?

Alcune condizioni certe, di fatto, esistono: chiunque elemosini non può fingere disabilità e, soprattutto, non può sfruttare anziani, minori ed animali malnutriti per aumentare lo stato di compassione degli ignari passanti.

In realtà basta fermarsi ad un qualunque incrocio per capire immediatamente di che genere di accattonaggio si tratti, buono o cattivo, lecito o meno.

Circoscrivendo il fenomeno alla sola città di Messina, inoltre, è possibile affermare che esso presenta davvero un’elevata densità. Non è un caso, dunque, che il Questore della Polizia abbia dato l’avvio ad una vera e propria “operazione anti-accattonaggio” che, nella sola giornata di ieri, ha condotto al fermo di nove cittadini stranieri, di cui sei di origini rumene ed uno di nazionalità marocchina.

L’operazione è stata condotta dall’UPGSP (Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico) in collaborazione con il Corpo di Polizia Municipale, ed ha riguardato tutto il centro cittadino (in particolare in via Garibaldi, viale della Libertà, via Cesare Battisti).

Nove persone, come scritto, sono state ritenute colpevoli del reato: due di loro, di nazionalità rumena, hanno già ricevuto l’ordine di allontanamento dal territorio dello Stato (sono stati accompagnati presso il C.I.E. di Roma ed il C.I.E. di Trapani) mentre per gli altri si è trattato di ricevere una diffida a non esercitare più tali “illecite attività ed a regolarizzare la loro posizione secondo l’attuale normativa”.

Controlli serrati, dunque, che diventano il simbolo della volontà di voler arginare una volta per tutte il fenomeno della “questua” illecita e del suo sfruttamento.

Forse arriverà il giorno in cui i messinesi si fermeranno al semaforo e noteranno che nessuna accattonaggio è in atto, e forse, proprio quel giorno, avranno bisogno di un pacco di fazzoletti.

Twitter @VCrocitti