Messina affonda, nel “disinteresse” della deputazione messinese

A partire dal mese di dicembre, il Comune non potrà più garantire gli stipendi ed i servizi essenziali. La previsione, tragica nel contenuto e nefasta nelle conseguenze, si troverebbe scritta, nero su bianco, nella relazione che sta predisponendo l’area economico –finanziaria di palazzo Zanca, in collaborazione con il Collegio dei revisori dei conti, che dovrà arrivare all’attenzione della Corte dei conti entro venerdì mattina. Senza stipendi e senza servizi essenziali Messina, dunque, sembra condannata definitivamente al dissesto.

L’indiscrezione è emersa nel corso della conferenza stampa indetta dai consiglieri comunali, che però non vogliono arrendersi all’idea che il Comune di Messina fallisca e per questo hanno lanciato, uniti e compatti, un appello ai deputati messinesi regionali e nazionali, ad oggi “latitanti” su quella che è stata ribattezzata la “vertenza Messina” . «Chi è ai livelli più alti spesso vola via e dimentica il territorio» è l’accusa di Felice Calabrò, consigliere e coordinatore del partito democratico. «Il nostro grido di dolore deve arrivare alla deputazione regionale e nazionale» ha aggiunto il presidente del Consiglio Pippo Previti, che spiega ancora: «non vorremmo assistere ad una lenta agonia rispetto ad un annunciato dissesto».

Salvare Messina dal default è, in questo momento, la sola priorità del Consiglio comunale, che – attraverso un documento condiviso e indirizzato anche al presidente del Consiglio Mario Monti-, consegna due distinti messaggi: il primo al commissario straordinario, Luigi Croce; il secondo ai parlamentari messinesi.

Al reggente di Palazzo Zanca, i consiglieri dicono espressamente: «abbiamo chiesto con forza a Croce, nell’ambito delle procedure di legalità tra le quali correttamente si muove, di rappresentare alla Corte dei Conti una situazione asetticamente realistica, che non prescinda, però, dal rappresentare anche, in maniera vigorosa, tutte le avversità che il nostro territorio e la nostra comunità ha dovuto subire». In pratica, secondo il consiglieri comunali – come ha spiegato Calabrò – il commissario e chi redigerà la relazione da inviare alla Corte dei Conti non dovranno limitarsi a scattare un’istantanea della situazione economica reale, ma spiegare anche come e perché si è arrivati a questa situazione, soprattutto alla luce del fatto che, ha aggiunto ancora il consigliere del Pd, «tutto è ancora in divenire, anche a livello normativo».

Ai deputati messinesi regionali e nazionali ed anche al neo presidente della regione siciliana Rosario Crocetta, i consiglieri chiedono, invece ,di adoperarsi «con immediatezza per tentare di ribaltare un declino in apparenza irrimediabile». In questo caso, oltre all’appello arrivano anche le proposte da parte del Consiglio comunale, che sollecita i loro referenti a battere cassa al Governo Monti, chiedendo l’elargizione di un prestito a fondo perduto da parte dello Stato, «che a Catania fece arrivare 100 milioni di euro (durante il Governo Berlusconi ndr)», ricorda Calabrò.

La seconda proposta avanzata dal Consiglio comunale verte sul Decreto- legge 174/2012, che istituisce un fondo di rotazione, meglio conosciuto come fondo anti-dissesto, studiato proprio per scongiurare il fallimento dei Comuni. Calabrò fa sapere che sono già stati abbozzati alcuni emendamenti al decreto, che dovrà essere converto in legge entro il 9 dicembre: «innanzitutto – spiega il coordinatore del Pd- chiederemo ai nostri deputati di modificare i presupposti oggettivi per accedere al fondo, in modo che possa rientraci anche il Comune di Messina. In secondo luogo, chiederemo che si amplino le risorse, tenendo conto non solo della popolazione ma anche della situazione e del contesto del singolo comune a cui si va ad erogare il fondo».

I consiglieri sembrano avere le idee chiare, risulta però meno chiaro capire se c’è il tempo per evitare che il Comune affondi, come ormai sembra inevitabile. E in tal senso, voce fuori dal coro rispetto ai colleghi è quella del consigliere dell’Udc Giuseppe Melazzo, che il dissesto lo invoca da quattro anni come unico “rimedio” per fare chiarezza sui conti di Palazzo Zanca e ripartire da zero : «Non siamo nella condizioni di evitare l’avvio delle procedure di dissesto, a meno che non arrivino risorse che superino i 150 milioni di euro», è il suo commento. Stesso partito ma visione diametralmente opposta quella del consigliere e capogruppo del partito di centro, Enzo Messina, che dice: «Abbiamo l’obbligo morale di non andare al deafult».

Messina e gli altri consiglieri sono infatti convinti che il fallimento del Comune porterebbe al fallimento dell’intera comunità, perché si perderebbero posti di lavoro, perché le aziende che oggi vantano crediti dal Comune resterebbero a bocca asciutta e perché, in sostanza, l’economia messinese entrerebbe in una fase di recessione che la città di Messina, più di altre, non può permettersi.

Preso atto dell’intento del Consiglio comunale, adesso bisogna solo aspettare: intanto, l’eventuale reazione da parte dei deputati messinesi, presi di mira dai consiglieri e, poi , il “responso” della Corte dei Conti, a cui tocca stabilire se la procedura di dissesto è inevitabile o se il Comune di Messina può ancora anelare speranze di sopravvivenza. Qualche notizia in merito si potrebbe avere già lunedì pomeriggio, quando il commissario Croce terrà la sua prima una conferenza stampa dal momento dell’insediamento per fare il punto sulla situazione finanziaria comunale. «L'incontro pomeridiano con i giornalisti – si legge in un comunicato – farà seguito all'adunanza che la Corte dei Conti ha indetto per venerdì 9 a Palermo, in ordine alla situazione finanziaria e gestionale del Comune di Messina».

Arriva sempre da palazzo Zanca la notizia che il Commissario ad acta, Giuseppe Terranova, ha approvato il bilancio consuntivo 2011, recentemente respinto dal Consiglio comunale. Niente da fare, invece, per il bilancio preventivo: il ragioniere generale del Comune, Ferdinando Coglitore, ha inviato una nota in cui sottolinea l’impossibilità a redigere il documento finanziario di previsione per la differenza tra le entrate e le uscite: anche in questo caso sarà quindi un commissario ad acta, nominato dalla Regione, a predisporre lo schema di bilancio da sottoporre al Consiglio. Sempre che prima non arrivi in Consiglio la delibera sul dissesto. (Danila La Torre)