“Basta promesse adesso vogliamo fatti”: i dipendenti dell’Atm sono tornati a protestare

Un altro giorno di tensione, un altro giorno di rabbia, amarezza, sconforto. Per l’Atm non c’è pace, da settimane i dipendenti sono ormai all’esasperazione e oggi sono tornati a protestare prima nella sede di via La Farina e poi a Palazzo Zanca dove però non hanno trovato nessuno. Non sono neanche riusciti a rintracciare il Sindaco, l’assessore Capone o il commissario Alligo. Stanchi di promesse e rassicurazioni non vogliono sentire più vane parole. Lo scorso 19 luglio hanno ricevuto lo stipendio di maggio, nel frattempo hanno maturato anche quelli di giugno, luglio e la quattordicesima mensilità. Hanno avuto ancora pazienza, era stato garantito che entro fine mese avrebbero avuto almeno un altro stipendio. Ad oggi però non ci sono notizie, il silenzio è nuovamente calato e i lavoratori dell’azienda trasporti sono tornati a farsi sentire di nuovo. Dall’azienda hanno fatto sapere che entro questa settimana potrebbe essere pagata una parte dell’arretrato di giugno, entro dieci giorni il resto. Circa cinquecento euro di acconto subito e il resto successivamente. Un’ipotesi che sa di elemosina, definita umiliante dai sindacati, e che non ha convinto i dipendenti dell’Atm che restano sul piede di guerra. Un’ipotesi che tra l’altro arriva dopo l’ennesima protesta perché ormai per avere risposte si devono battere i pugni. Fortemente preoccupati anche i sindacati che insieme ai lavoratori sono decisi a non abbassare la guardia. Anche perché ormai siamo ad agosto, adesso gli uffici chiuderanno e di questo passo non è difficile immaginare che si arriverà a settembre con altre tre mensilità arretrate più la quattordicesima. Tutto lo sdegno è stato raccolto in una nota firmata dai segretari Silvio Lasagni (Uil), Giovanni Burgio (Orsa Trasporti), Carmelo Altadonna (Ugl Trasporti) e Francesco Urdì (Cub Trasporti). “E’ veramente giunto il momento dell’assunzione di responsabilità altrimenti questa vertenza rischia di scadere oltre la farsa -scrivono i sindacalisti- se un lavoratore sbaglia sono previste sanzioni che arrivano al licenziamento, ma se Azienda e Comune non sono in grado di garantire i servizi essenziali non paga nessuno. Allo stato dell’arte ci chiediamo quale sia il ruolo del Commissario Alligo, questa figura “ibrida” che naviga fra gli interessi del Comune e la gestione dell’ATM ha clamorosamente fallito il mandato, l’incapacità di garantire gli stipendi ai lavoratori equivale al fallimento del trasporto pubblico locale, pertanto, sarebbero oltremodo gradite Onorevoli Dimissioni”. Finora hanno chiesto risposte, hanno aspettato, sono stati disposti ad ascoltare. Le chiacchiere però hanno portato a questo, a un nulla di fatto che ricade sulle spalle dei circa 600 lavoratori e delle loro famiglie e di un servizio di trasporto pubblico ormai ridotto ai minimi termini. Si aspetta il famoso piano industriale per la trasformazione dell’azienda in spa, ma nel frattempo è urgente trovare soluzioni per non lasciare abbandonati al proprio destino questi lavoratori. Che non vogliono più promesse ma fatti. (Francesca Stornante)