Cinque archiviazioni per la morte dell’urologo barcellonese Attilio Manca

Il gip di Viterbo ha disposto
l’archiviazione dell’inchiesta a carico di cinque persone, tutte
di Barcellona Pozzo di Gotto, indagate per il decesso
dell’urologo messinese Attilio Manca, trovato morto nella sua
casa a Viterbo nel 2004 con una siringa di eroina nel braccio.
Rimane una persona indagata: una donna romana che, secondo gli
Inquirenti, avrebbe fornito al medico la dose di eroina che
sarebbe risultata letale. Secondo il giudice, dunque, la morte
del medico fu causata da un cocktail micidiale di farmaci e droga.
I genitori ed il fratello dell’urologo sono, invece, convinti
che la mafia barcellonese lo avrebbe costretto ad operare alla
prostata il boss di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano che si
trovava ricoverato in una clinica di Marsiglia. Poi, dopo
l’intervento, avrebbe dato ordine ai suoi uomini di eliminare lo scomodo testimone. Una tesi che la famiglia Manca in questi anni
ha provato a rafforzare, raccontando di un improvviso viaggio in
Francia del familiare nell’autunno del 2003. I genitori ed il fratello del medico sono convinti che Provenzano trascorse un periodo di latitanza a Barcellona, protetto dagli uomini di Cosa Nostra. E proprio a personaggi della mafia barcellonese si sarebbe rivolto per far uccidere l’urologo. Ma questi tesi evidentemente non ha convinto gli inquirenti.