De Cola: “Vogliamo fare rinascere la Stu Tirone”. Preoccupata l’area No Ponte

“È intenzione dell’amministrazione fare rinascere la Stu Tirone, calibrandola in modo diverso”. Parola dell’assessore all’urbanistica e risanamento Sergio De Cola: “Del resto, la Stu è uno strumento, è come una pinza. Non si può essere contro una pinza a priori, basta che non la uso per cavarmi un occhio. Dobbiamo sederci seriamente a tavolino per trovare il modo di usarla al meglio, per la riqualificazione dell’area”.

Dopo la nomina da parte del Comune dell’avvocato Marcello Parrinello alla presidenza della società per la riqualificazione urbana del Tirone, si riaccende il dibattito sulla Stu e il futuro dell’area. Alla risposta tranquilla dell’assessore De Cola, che considera la Stu come uno strumento “neutro”, buono o cattivo a seconda del modo in cui viene usato, si contrappongono i dubbi di chi ha sempre lottato contro l’ipotesi di progetto destinata al Tirone, sia nella sostanza che nella forma.

Una differente, ad esempio, la conserva l’architetto Luciano Marabello, che è stato anche il coordinatore dell’area tematica dedicata all’urbanistica di Cambiamo Messina dal Basso. “Per rifondare la Stu Tirone bisognerebbe ripartire con un concorso di idee basato sullo spazio non su una gara economica – sostiene l’architetto che fa anche una riflessione sui presunti finanziamenti regionali -. Nel frattempo i soldi stessi sono andati persi mano a mano, e forse non ne rimangono più. Forse aspettano l’articolo 29 della nuova finanziaria, dedicato alla riqualificazione dei centri storici, per agganciarsi a questa possibilità di finanziamento. Del resto, l’accordo programma per la pubblica utilità che consente di effettuare espropri a prezzi più agevoli, ad esempio, è decaduto a luglio dell’anno scorso”.

Marabello esprime le riserve di tutta un’area, che coincide in larga parte con quella del movimento No Ponte, tradizionalmente contraria al progetto. Non ha cambiato idea Luigi Sturniolo, consigliere di CMDB e tra i padri fondatori del No Ponte, che attacca: “La decisione dell'amministrazione di continuare a stare ancora dentro il solco di un percorso, che è stato fortemente criticato dal movimento che ha sostenuto l'elezione a sindaco, che ancora oggi è largamente criticato dentro il mondo dell'attivismo che sostiene la Giunta, che è stato osteggiato a più riprese dai consiglieri del gruppo, evidenzia una crepa nella condivisione delle scelte”. Già in una nota del 31 luglio 2013, Sturniolo avvisava che: “Le Società di Trasformazione Urbana, come in generale le partecipazione pubblico-privato e le partecipate spa a capitale pubblico, si sono tradotte in grandi centri produttori di debiti.”.

Quella dell’opposizione al progetto della Stu riguardo il Tirone, come dicevamo, è una storia decennale. Le modifiche al progetto apportate nel corso degli anni, hanno avuto ben pochi effetti sulle riserve dell’opposizione, che generalmente continuano a rimanere ferme su determinati punti. Riportiamo qualche esempio di grande attualità. Il 14 dicembre 2011, Luciano Marabello scriveva sul sito del No Ponte: “Tali interventi intervengono pesantemente su un versante collinare a forte acclività, asportano gran parte del terreno sotto una porzione di viale Italia, imponendo l’uso di massicce e costose opere di consolidamento per la sua stessa realizzazione. Lo stesso fabbricato si predispone ad accogliere nel futuro sulla sua terrazza un centro commerciale, elemento bizzarro sia per la localizzazione urbana e di accesso, sia per la sua natura trans-tipologica frutto più di sommatoria elementare di elementi costruiti che di ricerca effettiva”.

Il 2 aprile 2012, sempre Marabello pubblicava: “ Occorre capire in che modo, lo spostamento dei singoli pezzi o volumetrie sia poi una vittoria rispetto a un modo d’intervento sulla città che contiene errori non solo di sintassi o di linguaggio ma forse anche di concetto e di metodo…il progetto è frutto di una visione economica di numeri sganciata dai luoghi, quasi una sommatoria di “lotti” edificati che come una chirurgia d’innesti e amputazioni perde però la visione generale del corpo…la STU centra la discussione unicamente sul saldo economico degli interventi, sulla non emendabilità delle scelte senza una contropartita e sull’impossibilità di ripensamento in tempo di crisi. Il programma sul Tirone, appare sempre più come la traslazione elementare di una procedura economica in un “processo-progetto”, come il passaggio brusco di un’architettura di finanza in una confusa vocazione urbana. Il privato che in questa vicenda e in questi anni è stato mostrato come feticcio ideologico, garanzia di efficienza risolutiva e creditizia mostra una faccia meno brillante e più contraddittoria, un privato strano, garantito attraverso la Convenzione con il Comune di Messina del 2004 e protetto dalle stesse regole della concorrenza; un’imprenditoria che non imprende da queste parti, palazzinara … Il pubblico, che detiene il 30% delle quote della società STU, si mostra traballante in tema di risorse e di solvibilità…Su queste basi di crisi strutturale del modello s’innesta l’insostenibilità concreta di quel progetto, dissipativo, quasi per manifesto ideologico. Occorrono idee nuove e più coraggiose per andare avanti…occorre affermare non il blocco di tutto, ma piuttosto la cultura dei buoni progetti, sperimentando un metodo d’intervento sui beni comuni meno impositivo, più condiviso e più fattivo, partendo dal possibile e costruendo qualità. Il Tirone è solo un esempio”

Mentre i Grilli dello Stretto ripropongono quelle che furono le richieste del Movimento 5 Stelle nel corso dell’assemblea indetta da Officina delle idee a Palazzo Zanca il 9 marzo 2012: “Quella dell’albergo diffuso, come anche l’apertura di botteghe e/o locali nei quali premiare e sponsorizzare i nostri prodotti (o le cucine estere), è solo una delle ipotesi di utilizzo degli spazi disponibili, dopo una ovvia ed oculata messa in sicurezza, nel quartiere Tirone”. I 5 Stelle, oggi come allora, sono fermi nella posizione di non cedere al ricatto di possibili finanziamenti: “Non ci interessano i soldi dei privati. E sapete perché? Perché esistono, ad esempio, finanziamenti regionali e comunitari a sostegno”.

Questo il sentire di un’area, quella No Ponte, con la cui maglia il Sindaco Accorinti è entrato a Palazzo Zanca da vincitore. Ma ora la maglia è “Free Tibet”… (Eleonora Corace)