Porto di Tremestieri, riparte la trafila per il dragaggio. Di Sarcina: “Non ci sono alternative”

Una prima stima, non ufficiale, parla di una quantità compresa tra i 30 e i 35mila metri cubi di sabbia. Un accumulo molto simile a quello della mareggiata del 5 novembre. In quell’occasione, il porto di Tremestieri rimase chiuso per la “bellezza” di 84 giorni, fino al 28 gennaio. E il paradosso, oltre all’insabbiamento in sé, fu rappresentato dal fatto che, per una serie di vicissitudini, il dragaggio iniziò il 10 gennaio e fu realizzato in due tranche da sei giorni ciascuna. Insomma il porto sarebbe potuto restare chiuso per 12 giorni anziché per 84.

Le due invasature hanno fatto il proprio dovere solo per 24 giorni, anzi per 21, visto che negli ultimi tre ne era utilizzabile solo una. Ma la sabbia accumulata era poca cosa in confronto a quella che si è formata nuovamente dopo la sciroccata del fine settimana.

Come accade ad ogni insabbiamento, si riapre il dibattito sul modo migliore per fronteggiare l’emergenza tir in centro città. Il porto di Tremestieri, inaugurato ormai nove anni fa, non è mai riuscito a rappresentare la soluzione al male. Non solo in termini di quantità, nel senso che le due invasature esistenti non sono sufficienti a smaltire tutto il traffico pesante, ma soprattutto in termini di continuità, visto che per anni è rimasto aperto solo uno dei due scivoli e per altri lunghi periodi neppure quello.

Che l’approdo sia stato progettato e realizzato male lo hanno detto sindacati, associazioni, comitati e la stessa Autorità Portuale. Ma, soprattutto, lo hanno detto i fatti, a partire da quando le mareggiate distrussero una parte del molo, poi ricostruito in tre anni, dal 2011 al 2014. E quando il 25 agosto dello scorso anno riaprirono entrambe le invasature, si disse che il porto sarebbe rimasto a rischio insabbiamento, ma era difficile pensare che il fenomeno assumesse tali proporzioni. Tanto che adesso anche l’amministrazione comunale, che ha da sempre “sponsorizzato” Tremestieri come l’unica soluzione al problema tir, vuole vederci chiaro “per capire se ci sono stati errori progettuali e di gestione”.

Nonostante questo, però, la giunta Accorinti non cambia obiettivo ed anzi il sindaco ha chiesto all’assessore regionale Maurizio Croce un tavolo urgente con le parti interessate, per accelerare al massimo le procedure per l'avvio dei lavori di ampliamento, per il quale ritiene indispensabile il conferimento da parte del governo dei poteri speciali.

Siamo, infatti, ancora nella fase di accertamento dei finanziamenti, un’impasse che dura dal mese di ottobre, quando arrivò il parere positivo alla Valutazione d’impatto ambientale. C’è però chi afferma che utilizzare a tale scopo gli 80 milioni di euro previsti possa rappresentare un ulteriore spreco e che Tremestieri non sarà mai la soluzione definitiva.

“Ci dicano, allora, qual è la soluzione – sfida il segretario generale dell’Autorità Portuale, Francesco Di Sarcina -. Cento metri avanti o indietro cambia poco, perché quella è una zona in cui la sabbia scorre da sempre, anche da prima della costruzione del porto, solo che non se ne accorgeva nessuno. L’ipotesi Giammoro è una follia, lo capirebbe persino un bambino che è impensabile proporre una traghettata di due ore. Quali altre opzioni restano? Torre Faro che non ha nessun raccordo autostradale? Oppure una zona del centro città, quando l’obiettivo è proprio quello di spostare il traffico in periferia?”.

E’ importante ribadire che la soluzione non può essere rappresentata dalla nuova via don Blasco, quando sarà realizzata, per due ordini di motivi: il primo è che non si riuscirebbe ad eliminare il traffico pesante dal centro città, ma si tratterebbe solo di uno spostamento, appunto su via don Blasco, e soprattutto su viale Gazzi, che diventerebbe il “nuovo Boccetta”; il secondo è che la nuova strada deve rappresentare un’opera di riqualificazione di parte del lungomare e di alternative viarie per una città che ne è carente e non un’”autostrada” per i tir.

Sia l’amministrazione comunale sia l’Autorità Portuale, a questo punto, ritengono che l’unica soluzione sia l’ampliamento del porto di Tremestieri. “Il progetto prevede un sistema per mantenere le sabbie all’esterno – prosegue Di Sarcina – e servirà solo un’opera ordinaria di pulizia dei fondali. Se, come possibile, si farà una manutenzione efficiente, il porto potrà restare aperto tutto l’anno, se non in quei giorni, come sabato e domenica scorsi, in cui si verificano forti mareggiate. In quel caso, però, la navigazione potrà riprendere subito, non appena le condizioni del mare lo consentono”.

Il punto è che, nella migliore delle ipotesi, per avere il nuovo porto di Tremestieri passeranno almeno tre anni. Ma saranno sicuramente di più, se si considerano le difficoltà per arrivare all’avvio dei lavori e che per la realizzazione spesso si verificano intoppi. A tal proposito, nei giorni scorsi, il sindaco Accorinti ha riferito all’Autorità Portuale che conta di far aprire i cantieri entro la fine dell’anno. L’iter prevede che, dopo l’accertamento dei finanziamenti, bisognerà validare e approvare il progetto definitivo per poi stipulare il contratto d’appalto. Da quel momento, serviranno ancora 4 mesi per la redazione e l’approvazione del progetto esecutivo. Solo allora potranno iniziare i lavori.

E cosa succederà, intanto, in questi tre, quattro o cinque anni? “Si continuerà con i dragaggi periodici – afferma Di Sarcina -, a meno che non si voglia prendere in considerazione l’unica alternativa possibile, vale a dire la chiusura del porto di Tremestieri e la presenza di tir in centro città per 365 giorni all’anno. Per noi sarebbe forse anche meglio, perché eviteremmo un sacco di problemi. Ma non sarebbe meglio per la città. E a chi maligna su presunte speculazioni per i dragaggi, dico che il porto è costato milioni e che 200mila euro non sono una gran cifra se si considera che l’impresa ne spende 40mila solo di gasolio per fare andare e venire la draga”.

E’ per questo che l’amministrazione comunale si preoccupa di “affidare subito ad una Autorità scientifica indipendente una perizia sulle dinamiche dell'insabbiamento continuo e sui possibili rimedi che in tempi brevi possano garantire l'operatività dei due scivoli” e di “pianificare una manutenzione ordinaria dei fondali, senza aspettare le mareggiate, purtroppo ricorrenti, e senza dovere attendere i tempi lunghi delle autorizzazioni”.

E’ chiaro, però, che rimane impossibile mantenere un porto aperto per venti giorni sì e tre mesi no. “E’ vero – risponde il segretario dell’Authority -, sta andando peggio del previsto. Se andiamo a guardare i dati storici degli anni precedenti, vediamo che nel 2009 e nel 2010 siamo dovuti intervenire per dragare quantità comprese tra 10mila e 15mila metri cubi di sabbia all’anno. Nel 2013 non c’è stata la necessità di dragare mai, mentre nel 2014 e nel 2015 si sono verificati eventi meteo di forte intensità. Bisogna perfezionare il meccanismo in modo tale da poter agire immediatamente e senza tempi morti. Le condizioni attuali sono le stesse di novembre, non vorrei che anche i tempi fossero gli stessi. L’assessorato regionale ci ha promesso l’autorizzazione entro oggi, quindi chiameremo subito l’impresa, che è già allertata, e speriamo di iniziare il dragaggio lunedì prossimo. Ma si tratta di passaggi teorici tutti da confermare”.

(Marco Ipsale)