Un cancro al seno e un figlio disabile che non può avere il servizio di trasporto. Le storture dei servizi sociali

Melania Caratozzolo ha 56 anni e dopo aver vissuto e lavorato per tanto tempo a Roma qualche mese fa ha deciso di tornare nella sua città, a Messina. Non sapeva però l’inferno che stava per iniziare, un po’ per colpa del destino che la sta mettendo a dura prova con una malattia da combattere, un po’ per colpa della burocrazia che spesso ignora e calpesta i più deboli. Poco dopo il suo arrivo a Messina Melania ha scoperto di avere un carcinoma al seno ed è iniziato il calvario della chemioterapia. Ma non è la sua malattia a preoccuparla, cerca di farsi forza e di lottare. Non pensava però di dover combattere anche per suo figlio. Si chiama Cristiano, ha 22 anni, ed è affetto da disabilità psichica e motoria. Fino ad oggi si è sempre occupata di suo figlio senza problemi e grazie ad una rete di amiche che le stanno accanto è sempre riuscita a garantirgli le terapie di cui ha bisogno, le attività extra scolastiche, insomma ha dato a suo figlio una vita normale. Il cancro però non l’aveva messo in conto, racconta con gli occhi che ogni tanto si riempiono di lacrime. Per colpa di questa malattia e della chemio che la debilita e spesso la costringe a letto, Melania non riesce più ad accompagnare suo figlio nel centro di riabilitazione a Pistunina dove Cristiano segue le terapie. Si tratta di trattamenti fondamentali per la salute e il benessere di suo figlio. E allora ha deciso di rivolgersi agli uffici del Dipartimento Servizi Sociali di Palazzo Satellite per chiedere la possibilità di usufruire del servizio di trasporto disabili nei centri riabilitativi, servizio che rientra tra quelli erogati dal Comune nel campo delle politiche sociali.

E qui è iniziato un altro calvario. Le sono stati chiesti tutti i documenti per presentare la domanda, poi è stata rimbalzata tra un ufficio e l’altro per espletare le varie pratiche, quando pensava di aver consegnato tutto le hanno chiesto ulteriori documenti, addirittura giorni e orari delle terapie che ovviamente possono variare a seconda delle esigenze del centro o del ragazzo. Melania però è andata avanti perché quel servizio è troppo importante per suo figlio, nonostante le difficoltà legate alla sua malattia ha chiuso in breve tempo tutte le pratiche e sperava di avere buone notizie nel giro di poco tempo. E invece il responso arrivato dagli uffici Servizi sociali è stato un macigno. Per Cristiano nessuna possibilità di rientrare tra i beneficiari del trasporto nei centri riabilitativi. E’ il quindicesimo in lista d’attesa, dunque le difficoltà di questo caso probabilmente le stanno vivendo altre quattordici famiglie, non ci sono i soldi per garantire il servizio a tutti e quindi niente da fare.

Melania però non ci sta. Ha provato a far capire che senza le terapie suo figlio potrebbe perdere tutti i miglioramenti che pian piano è riuscito a raggiungere grazie al lavoro fatto nel centro. Davanti a lei però il solito muro di gomma della burocrazia che troppo spesso guarda solo ai numeri senza volgere lo sguardo sui volti e le storie di chi deve fare i conti con la disabilità.

Oggi Melania, insieme al Comitato 29 dicembre di cui fa parte e che la vuole aiutare in questa battaglia, si è presentata a Palazzo Zanca per provare a far entrare la sua storia nelle stanze degli amministratori. Insieme a Patrizia Midiri, Lillo Pellizzotto ed Emilia Magazzù, membri del Comitato, ha incontrato il Dirigente Giovanni Bruno, ma al momento per il suo problema non c’è soluzione. Hanno provato anche ad incontrare l’assessore Nino Mantineo ma non potrà riceverli fino ad aprile. Un po’ stanca ma non rassegnata andrà avanti fino a quando qualcuno non la ascolterà.

Una storia che dovrebbe far riflettere chi in questo momento sta lavorando agli Stati Generali dei Servizi Sociali. Perchè se è vero che l’intenzione è di rivedere l’offerta e la gestione del settore mettendo al primo posto gli utenti è impossibile ignorare una vicenda come questa che di certo non è l’unica a Messina e che però può essere considerata come l’emblema di quanto ci sia da lavorare sui servizi sociali messinesi.

Francesca Stornante