Scaletta Zanclea. Dopo la tragedia del 2009, case abitate in zona rossa

La contrada Foraggine di Scaletta Zanclea è tristemente famosa per i fatti tragici del 1 ottobre 2009. Ritornare sui dettagli è inutile, superfluo e doloroso. Ma ricordare è un obbligo perché dove non funziona la prevenzione talvolta, purtroppo, non funziona neanche la distruzione. Così, dal comitato Giustizia per Scaletta nei giorni scorsi è partito un allarme, chiaro e diretto da far sussultare gli animi: le case popolari della contrada potrebbero essere riabitate. Incoscienza o follia? In questo caso, forse, si tratta solo della necessità per degli sfollati di avere quattro pareti intorno a sé dove sentirsi al riparo, ma questo posto giustamente desiderato non può essere una casa in una contrada maledetta vicino a un torrente maledetto sotto il ponte autostradale. E a stabilirlo dovrebbero essere gli organi competenti. La storia si ripete? E’ quello che paventa il comitato di Scaletta. Tutto ebbe inizio negli anni Settanta quando, dopo la costruzione del ponte autostradale, gli immobili della contrada vennero espropriati ma qualche famiglia, pur avendo riscattato la casa, decise di abitarla lo stesso. Gli inquilini erano stati risarciti dall’ente autostradale e per quelle abitazioni si sarebbe dovuto procedere alla demolizione. Ma venivano abitate. Persone abitavano in case che di fatto non esistevano più, ma solo al catasto. Case-fantasma, le definisce a ragione il comitato. Dagli anni Settanta si arriva al fatidico giorno e tutti sappiamo cosa sia successo, ma tutti soprattutto sappiamo cosa non sarebbe dovuto succedere. Dunque, dicevamo, la storia si ripete? Per un calcolo delle probabilità, è facile affermare che un evento non può ricapitare due volte nello stesso punto, ma le leggi della natura non sono né prevedibili né probabili. “A nostro avviso vi è una responsabilità da parte di qualcuno che ha continuato ad autorizzare l’abitabilità di case di fatto non abitabili – spiega Giustizia per Scaletta – ma sarà la magistratura a decidere questo”. Il comitato ha già interpellato l’Istituto Autonomo Case Popolari, proprietario degli immobili, ma sta ancora aspettando una risposta per l’improbabile destinazione delle case-fantasma, luogo di paura e di morte e di una memoria triste di oltre tre anni passati, speriamo, non inutilmente. (Giusy Briguglio)