S. Teresa-Taormina: “Giovane vita salvata dall’integrazione tra territorio ed ospedale”

“La perfetta integrazione tra territorio ed ospedale oggi sicuramente ha contribuito a salvare una giovane vita”. Il dottore Salvadore Soraci è al culmine di una mattinata intensa di lavoro, come spesso capita a chi è impegnato nel pronto intervento, a bordo di un’ambulanza. Strappare alla morte un paziente è la soddisfazione più grande. E poer raccontare l’accaduto è segno che la buona sanità esiste. Grazie a uomini dall’immenso spirito di abnegazione. Questa mattina al 118 di S. Teresa di Riva è giunta una chiamata dalla centrale operativa di Messina. Erano le 7 e 50. L’equipe sanitaria giunge sul luogo della chiamata sei minuti dopo.

Ad un uomo di 41 anni, viene diagnosticato un infarto miocardico acuto. “Dopo aver effettuato il trattamento pre ospedaliero a domicilio del paziente ed allertato il centro di emodinamica dell’ospedale S. Vincenzo di Taormina – spiega Soraci – sotto il controllo dei monitor e degli equipaggiamenti di bordo si è proseguito con la terapia pre ospedaliera. Alle 8 e 40 il paziente è stato trasportato in emodinamica dove il dottor Giuseppe Cinnirella, cardiologo emodinamista, e la sua equipe, alle 8 e58 evidenzia l'ostruzione liberando la coronaria ostruita con l’applicazione di uno stent. L’intervento è finito alle 9 e 15. Una perfetta integrazione tra il territorio e l'ospedale – rimarca il medico del 118 – che oggi sicuramente ha contribuito a salvare una giovane vita”.

Soraci raccomanda di “rispettare scrupolosamente le linee guida per il trattamento dell’infarto miocardico acuto sviluppate dalla European society of cardiology ( Esc) e dall'American college of Cardiology -American heart association (Acci/Aha ) e quelle della Federazione italiana di cardiologia (Fic)”. Soraci ha contribuito ieri con un post sul proprio profilo facebook per difendere quel medico fotografato da un reporter di nascosto mentre dormiva. Non importa in quale parte del mondo sia accaduto. “Molte volte – chiosa Soraci – chiudo gli occhi per riposare in ambulanza mentre ritorno da un intervento, sia di giorno che di notte, talvolta anche per pochi minuti in quanto spesso veniamo richiamati per un altro intervento. Ma quei minuti, a volte istanti, sono necessari ed importanti per non chiudere il mio cuore per la gente che soffre. Non siamo macchine, ma semplicemente uomini come tutti gli altri che abbiamo bisogno di alcuni minuti per resettare la mente e riconnetterla al cuore”.

Carmelo Caspanello