Confesso, ho tradito Michele Santoro con Alessandro Gassman. E lo rifarò…

Sono cresciuta a “pane e talk show”. Inizi per curiosità, poi, dopo le primi liti a colpi di sedia, diventa una droga, non riesci a farne a meno, devi farti almeno una dose settimanale. Ho seguito Michele Santoro dai tempi di Samarcanda a Moby Dick in casa Fininvest fino all’editto bulgaro ed al ritorno in video. Col tempo però Santoro non mi è bastato più e così, dal lunedì al sabato, ho trovato altre dosi, Ballarò, Piazza Pulita, Quinta Colonna, In Onda, le rassegne mattutine, gli speciali e le dirette di La7. L’unica trasmissione che non sono mai riuscita a vedere è Porta a porta, rispetto alle altre droghe mi sembra soporifera. Dopo oltre 20 anni di talk show pensavo che la mia passione sarebbe durata per sempre. Invece a gennaio qualcosa ha iniziato ad incrinarsi, non riuscivo più a vedere azzannarsi gli ospiti di turno al punto da richiedere l’intervento di Amnesty International, salvo poi ritrovarli col sorriso stampato sulla faccia su un altro canale il giorno dopo, con la stessa identica formazione per ricominciare una nuova rissa dopo il gong. Ad agosto sono diventata intollerante persino ai telegiornali. Per 60 giorni hanno fatto la cronaca, minuto per minuto, non solo delle vicende giudiziarie di Berlusconi condannato in Cassazione, ma anche su quello che avrebbe probabilmente fatto nelle successive sei ore, le sue emozioni, sensazioni, battiti dell’anima. Ho pensato: la mia sarà una scappatella estiva,con l’autunno tornerò al focolare. Invece no. Una delle ultime puntate che ho visto è stata quella in cui una fanciulla con velleità artistiche ha svelato che Francesca Pascale è lesbica e che pertanto la storia con Berlusconi è finta e serve solo per motivi d’immagine (non si capisce quale immagine visto che quella dell’ex premier è già messa maluccio). Penso che nessuno in Italia sia stato sfiorato dal dubbio che quello tra la ragazzina del video-spot del calippo e un politico di 40 anni più grande di lei sia proprio un amore travolgente e mi sento di escludere anche l’intesa intellettuale. Dei gusti sessuali della tizia non m’importa nulla. L’intero mondo politico italiano vive di ipocrisie gigantesche, non era certo uno scoop sconvolgente, ma è stata una trasmissione fastidiosa.

Così ho raggiunto la saturazione, mi sono resa conto della distanza siderale che c’è tra la loro realtà e quella degli italiani. Non riesco neanche a sopportarli a piccole dosi. Già dopo il primo servizio mi viene l’ansia e riesco a capire cosa provava il popolo francese il giorno prima della Rivoluzione. Se all’epoca fosse andato in onda un qualsiasi Ballarò i rivoluzionari avrebbero raso al suolo la Francia senza aspettare la prima fascia pubblicitaria. Tu stai davanti alla Tv e vedi un servizio sui rimborsi milionari ai consiglieri regionali del Piemonte e senti la rabbia che inizia dall’alluce e sale lentamente al ginocchio, all’esofago, al naso. C’è la storia del consigliere che comprava con i nostri soldi la Play station così il figlio non si annoiava durante le riunioni, dell’altro accusato di essere stato in cinque ristoranti nell’arco di tre ore, dell’assessore che con i soldi del premio D’Annunzio si pagava lo champagne e il caviale (e poi dicono che con la cultura non si mangia), di quelli che rubavano sui rimborsi chilometrici dicendo di abitare a Trapani ma erano consiglieri a Monza e ogni giorno si recavano in auto al Consiglio. Ci sono i 104 funzionari di Palazzo Chigi che incassano, oltre allo stipendio di 180 mila euro l’anno altri 30 mila euro a testa perché hanno imparato a usare la mail. E’ a questo punto che la rabbia mi arriva dall’alluce agli occhi ed è il momento in cui parlo da sola con il televisore e non dico cose carine. Ma il peggio deve ancora arrivare, perché dopo il servizio si torna in studio e sono costretta a sentire la Santanchè, Brunetta, Casini, Bindi, litigare sul nulla e fingere di essere contriti perché i disoccupati o gli imprenditori si ammazzano. E’ in quel preciso istante che la mia mente va ai lavoratori dell’Atm che avanzano tre mesi e gli vogliono dare un anticipo di 100 euro. E mi dico, ma di che state parlando? Stiamo tornando davvero alla rivoluzione francese nel senso che c’è una ridottissima parte ricca e un oceano di nuovi poveri, vecchi poveri, futuri poveri. Intere generazioni di poveri.

E’ così che nella mia vita è entrato Alessandro Gassman, un incontro a metà strada tra il metadone e lo scopo terapeutico. Guardando i talk show avevo ormai strani sintomi: continui sensi di nausea alternati a voglia irrefrenabile di prendere un forcone e usarlo. La notte sognavo la Biancofiore e mi svegliavo in preda agli incubi. Una grande famiglia è il giovedì ed io per la prima volta in 20 anni ho tradito Santoro e ci ho pure preso gusto. E’ una fiction ma è una storia molto più normale della farsa che va in scena nei talk show. E’ molto più normale che ascoltare la Polverini, che da sindacalista era bravissima e da Presidente della Regione Lazio sfrecciava contro senso con l’auto della scorta per fare shopping e non si accorgeva che i Consiglieri si stavano rubando pure le fondamenta del Palazzo. E’ molto più normale che ascoltare Casini che parla di pensioni d’oro, lui, che da 25 anni è là e non lo schiodi neanche con le cannonate. E’ molto più normale che ascoltare sentenziare la Gelmini sapendo che una che pensava che il tunnel dei neutrini fosse un sottopassaggio è stata ministro, e per giunta della Pubblica Istruzione. Trovo più reali le finzioni che ascoltare quelle persone parlare di cose che non conoscono. Lo sanno che tre quarti dell’ Italia di domani non andrà in pensione? Non solo non lo sanno, ma non gliene frega niente. Guardare Servizio pubblico è come guardare un film tra la fantascienza e l’horror. Ti sintonizzi che sei una persona normale e spegni che ti sei trasformato in un serial killer. Invece Gassman ti riconcilia col mondo, c’è Stefania Rocca che è bravissima senza avere il seno rifatto e senza lifting e persino la sedicenne non è come quelle di Uomini e donne, ma una vera, senza labbra gonfiate, non una stanga col perizoma che ammicca a tutto quello che passa nel raggio di 5 centimetri. Ci sarà pure qualche raccomandato, ma è un cast normale, che non ti chiedi “ma questo come ci è arrivato”. E soprattutto non governano il Paese e non devastano la tua vita. Da quando ho tradito Santoro non soffro più di nausea e di voglia di delinquere. Mi sto disintossicando. Non litigo neanche più con la tv. Magari con Gassman non sarà amore, ma un po’ di sesso senza impegno è salutare e come dice un amico di mia sorella: le corna sono la pace della famiglia.

Rosaria Brancato