“Non vogliamo più elemosinare i nostri soldi”: il grido disperato dei lavoratori dei servizi sociali

Si sono dovuti tristemente abituare alle lotte i lavoratori delle cooperative Nuova Presenza e Progetto Vita che oggi hanno protestato davanti Palazzo Zanca. Facevano parte della cooperativa Futura e oggi si ritrovano ancora a elemosinare i loro stipendi. Svolgono servizi essenziali perché si occupano di assistenza domiciliare ad anziani, anche affetti da patologie che li costringono a letto, e del trasporto degli alunni disabili. Sono senza stipendi da giugno e non sanno più come andare avanti. Anche loro hanno famiglie, mutui da pagare, bollette in scadenza. “Abbiamo venduto il nostro oro, dobbiamo andare a mangiare da amici e parenti, siamo oberati dai debiti e non sappiamo più chi chiedere aiuto” racconta amareggiata una lavoratrice. “Siamo qui ad elemosinare i nostri soldi, nostri perché frutto del lavoro che abbiamo continuato a svolgere nonostante tutto con dedizione e pazienza. Non abbiamo più neanche i soldi per mettere la benzina nelle nostre auto, non sappiamo come andare a lavorare e con questo spirito non riusciamo più a trasmettere ai nostri assistiti quella serenità e quell’amore che stanno alla base del nostro lavoro” continua un altro operatore. Emergenza nell’emergenza perché oltre al problema stipendi c’è il rischio che il blocco di questi servizi abbia ricadute pesantissime su quella fascia di popolazione che ne ha fortemente bisogno. I lavoratori delle cooperative però non abbandoneranno i loro assistiti. Pensano sì agli stipendi ma non dimenticano quegli anziani e quei bambini che grazie a loro riescono a vivere una quotidianità più serena. “Io stamattina sono qui a protestare per i miei diritti ma prima di venire sono andata a casa di uno degli anziani a cui presto assistenza perchè senza di me non è in grado neanche di alzarsi per andare in bagno” racconta un’altra lavoratrice. E’ chiaro il loro grande senso di responsabilità. Si aspettano che chi deve dare loro delle risposte faccia lo stesso. Non vogliono essere trattati come lavoratori di serie B. (Francesca Stornante)

Martedì, 6 novembre, 2012 – 15:23