Operazione Bocca di Rosa, i racconti delle lucciole schiave

"Svolgo l'attivita' di banconista di bar con uno stipendio di circa 700 euro al mese. Vivo in affitto pagando un canone mensile di 320 euro al mese, vivo sola e devo far fronte alle spese di luce, gas ed a stento arrivo a fine mese. Ho anche un bambino in tenera eta'..ho anche dormito in macchina…" E` così che una delle ragazze che per qualche tempo ha "lavorato" a casa di Antonella racconta il suo ingresso nel mondo della prostituzione. Un racconto simile quello di altre ragazze sfruttate dalla maitresse, deceduta qualche tempo fa, e i suoi compari arrestati dai Carabinieri nel blitz del giorno di San Valentino.

“Bocca di rosa” e' il nome scelto per l'operazione, ma di romantico, men che mai della Bocca Di Rosa di De Andre', la storia di queste ragazze ha ben poco. Storie simili: lo stato di bisogno, le difficolta' economiche da dover affrontrare da sole, spesso con figli a carico, il disagio causato dalla malattia o dalla droga. Poi l'ncontro con uomini bramosi di approfittare di loro che ne fanno merce di scambio, con altre donne che le vendono. Nelle 400 pagine dell'ordinanza del Gip Salvatore Mastroeni si aprono finestre, i verbali dei racconti delle "lucciole", su esistenze di donne offese nel corpo e nell'anima, donne piegate, umiliate.

Cosi dopo la barista c'è la ragazza che scappa dal marito ma trova la porta dei genitori sbarrata e, rimasta senza un posto dove vivere, incontra un anziano avvocato di provincia che la conduce da un maitresse. Qui la scelta è difficile da accettare ma obbligata: vendersi agli uomini per 80, 100 euro, a volte meno, o tornare per strada. Anche se poi i soldi li tiene tutti lei, Antonella, perché "tanto sempre qui devi stare". O la ragazzina di centro città tossicodipendente alla quale i genitori tagliano i viveri e che si vende pur di procurarsi la dose. O, ancora, la giovane disabile mentale, madre di sei figli che non riesce ad accudire, nella sua baracca del rione Taormina, dove i sevizi sociali del Comune, malgrado le visite, la abbandonano al suo destino: essere alla merce' delle voglie dei clienti di due donne che la mettono a disposizione due, tre, quattro volte al giorno, nelle case di appuntamento o " a domicilio", prendono i soldi dai clienti. Poi ne corrispondono una parte al suo aguzzino: il suo compagno, il padre dei suoi sei figli.

Dove succede tutto ciò? Via Salandra, via La Farina, Provinciale, un bar del centro e uno nei pressi della stazione, una casa del salotto buono cittadino, una baracca del rione Taormina. Messina, anno di (nessuna) grazia 2014. (Alessandra Serio)