Fra un anno si vota: così a Messina i partiti si preparano al dopo Buzzanca

Messina tornerà al voto fra circa un anno. La primavera 2013 sarà quella della chiamata alle urne per decidere chi sarà il sindaco del dopo Buzzanca. Manca tanto, tantissimo. Come ama dire in questi giorni il sindaco a chi gli chiede cosa farà a settembre, se davvero si dimetterà da primo cittadino per ricandidarsi a deputato regionale, cinque mesi, in politica, corrispondono a cinquant’anni. Figurarsi dodici. Eppure a Palazzo Zanca, sebbene il Comune stia attraversando la crisi più nera, probabilmente, della sua storia, già non si parla d’altro. Perché è inutile negarlo: la campagna elettorale è già cominciata. E soprattutto, nei corridoi dei palazzi e nelle segreterie dei partiti, si iniziano a definire strategie e a pianificare alleanze. L’imprevisto, lungo la strada che porta al voto dell’anno prossimo, è rappresentato dal voto anticipato alla Regione. La tornata elettorale d’autunno, ormai certa dopo l’annuncio dato da Lombardo all’Ars, dirà molto su quali saranno gli assetti ai nastri di partenza per le amministrative a Messina.

Un dato sembra ormai certo: Buzzanca non si ricandiderà. Un altro dato viene dato da tutti per scontato: Buzzanca si dimetterà a settembre per riprendersi il seggio da deputato a Palermo. Dunque la fase pre-elettorale verrà gestita da un commissario, che verrà scelto probabilmente dal quinto governo Lombardo, quello che traghetterà la Regione nel “vuoto” tra le dimissioni del governatore e le elezioni. Quanto questo fattore inciderà sul voto dell’anno prossimo è difficile dirlo, le due precedenti esperienze, il commissariamento Sbordone che ha condotto alla elezione a sindaco di Genovese e la fase Sinatra che ha portato all’ascesa di Buzzanca, sono state troppo diverse tra loro per fornirci un quadro definito tale da sbilanciarsi in previsioni. Il punto è che i partiti non vogliono perdere tempo e, facendo tesoro dell’analisi che si farà dopo le amministrative della prossima settimana ed in vista del voto regionale, intendono già organizzarsi.

Fondamentale è fare ordine nel gioco delle alleanze, ancora tutto da definirsi. Al momento le coalizioni che sembrano delinearsi sono essenzialmente due: una di centrodestra, con Pdl e Udc che potrebbero tornare a ricandidarsi a braccetto, con la new-entry “Grande Sud”, presentatosi al grande pubblico proprio ieri; una di “opposizione”, con il Pd che non disdegnerebbe una “strana alleanza” con Fli e Api. Alla finestra rimarrebbe l’Mpa, un partito che giocoforza è legato a doppio filo ai destini del proprio leader Raffaele Lombardo. L’alleanza Pdl-Udc-Grande Sud sta maturando tra Roma e Palermo e la sua solidità dipenderà molto da ciò che si deciderà di fare alle regionali: se i tre partiti dovessero convergere su un candidato unico (più Gianpiero D’Alia di Gianfranco Miccichè), il gioco sarebbe fatto. E a Messina si darebbe via libera ad una candidatura “pesante”, quella di un attuale deputato nazionale, e in questo caso la rosa di nomi si ridurrebbe a due “petali”: Francesco Stagno D’Alcontres, che ieri si è detto pronto a scendere in campo, e Vincenzo Garofalo, gradito a molte frange del Pdl, facendo calare le quotazioni di Gianfranco Scoglio.

E dall’altro lato, chi potrebbe contrapporsi a questa contraerei? C’è chi non fa mistero che l’unico candidato del Pd in grado di fronteggiare l’asse di centrodestra sarebbe Francantonio Genovese, ma se è vero che il leader messinese del partito non ha escluso a priori un proprio ritorno alla campagna elettorale, è vero anche che appare molto difficile una sua terza candidatura consecutiva, dopo il successo del 2006 ed il flop del 2008. L’alternativa? Da individuare con gli eventuali alleati, Fli e Api appunto. Fli il suo nome l’ha già fatto ufficialmente, è quello dell’attuale assessore regionale al Turismo Daniele Tranchida, ma questo non significa che possa essere lui il candidato unico della possibile coalizione. Allo stesso modo Api proporrebbe il proprio segretario Giuseppe Chiofalo, ma la vera scelta potrebbe cadere su un nome nuovo della cosiddetta “società civile”. C’è un nome che circola nei corridoi del palazzo, quello del presidente dell’Ordine degli avvocati Francesco Celona, ma non trova conferme forti. Non si può nemmeno escludere la strada delle primarie, che però spesso ha finito per dividere, piuttosto che unire. Infine c’è l’Mpa. Molti dicono che Fabio D’Amore sarebbe pronto a rimettersi in gioco, più difficile una candidatura del commissario provinciale Antonio Andò. Ma la domanda che ci si fa, in ambienti autonomisti, è un’altra: senza Lombardo, cosa ne sarà dell’Mpa?