L’ex assessore Isgrò: “Pizzino ha fatto il suo dovere. La giunta Accorinti ha agito d’impulso”

Parla in qualità di ex assessore che ha partecipato ad alcune assemblee della Stu in rappresentanza del sindaco del tempo, che si è documentato sulle finalità della società e su tutte le complesse procedure necessarie per portare avanti le attività della Società di Trasformazione Urbana.

L’ex assessore Isgrò ha spesso contrastato alcune decisioni del dirigente Pizzino, “ma devo comunque riconoscere – afferma – è un tecnico preparato, di grande esperienza e che esercita ottimamente il ruolo di Dirigente i cui atti amministrativi, possono essere non condivisibili sul piano politico, ma tecnicamente sono ineccepibili”.

Isgrò, stavolta, sta dalla parte di Pizzino, “anche se non avrei mai creduto, mio malgrado, di sentirmi costretto a difendere un suo atto amministrativo”.

Secondo Isgrò, infatti, dopo aver letto la determina di Pizzino relativa al Tirone, il dirigente “si è limitato a fare il proprio dovere, accelerando le procedure per chiudere finalmente il procedimento incardinato da tempo con le delibere del consiglio comunale e delle conferenze di servizi avviate dal suo predecessore e che, a seguito dell’ultimo parere dell’arch. Vincenzo Schiera, andava concluso predisponendo l’atto. Sicuramente sarà sfuggita la ratio che ha determinato l’atto amministrativo redatto dall’ing. Mario Pizzino che, di fatto, ha involontariamente fornito un assist all’amministrazione perché ha messo nelle condizioni di chiedersi cosa si vuol fare della Stu”.

Isgrò definisce “curiosa” la decisione dell’amministrazione di ritirare l’atto in autotutela, senza neppure averlo valutato e “mortificando il dirigente che al momento è fuori sede. Da vecchio amministratore, non riesco a capire il perché di tale comportamento. Forse l’ing. Pizzino avrebbe dovuto chiedere il permesso per predisporre la determina dirigenziale che è da considerarsi un atto dovuto? Sinceramente non credo a tutto questo ma sicuramente è stata una decisione di impulso”.

“La città – conclude l’ex assessore – deve decidere se la Stu non è più una società che deve continuare ad esistere e quindi va liquidata, oppure deve continuare ad operare come una società di capitale nell’interesse dell’amministrazione. La decisione finale spetta esclusivamente alla politica e nella fattispecie al consiglio comunale, che in un senso o nell’altro dovrà assumersene la responsabilità".

Sull’argomento, interviene anche Reset, che riconosce al solo Movimento 5 Stelle di aver proposto una soluzione al contestato atto amministrativo: “Neanche dall’amministrazione sono arrivate indicazioni chiare”.

La storia della Stu Tirone, secondo Reset, è l’emblema “di una città incapace di decidere e di fare, mentre in tutta Italia le Stu hanno dato risposte chiare e soluzioni serie permettendo il recupero di aree pregiate del territorio”.

Le proposte di Reset sono due:

1. Salvaguardia del borgo storico del Tirone attraverso una rimodulazione definitiva del progetto, folle, proposto;

2. Salvaguardia dei restanti 6,5 milioni di euro di finanziamento dedicati dal “Contratto di Quartiere” proprio al recupero di questa importante porzione storica del tessuto urbano.

“La società – conclude Reset – è molto differente rispetto a quella finanziata, viste le fuoriuscite di alcuni soci di maggioranza, per cui la prima verifica deve riguardare la possibilità di tramutare l’intervento da pubblico-privato in esclusivamente pubblico o, nel caso in cui si decidesse di mantenere un intervento pubblico-privato, quali siano i vincoli che la Regione ed il Ministero potrebbero imporre all’Amministrazione Comunale. Ricordiamo inoltre che le abitazioni del “Tirone” andrebbero liberate e che i ritardi di questi anni innescano anche responsabilità rispetto a tale questione”.