9 punti ad alto rischio sui 60 chilometri del Fiumefreddo. Ecco il progetto per la messa in sicurezza

La frana della collina sopra Calatabiano, che ha provocato la grande crisi idrica a Messina, era classificata ad alto rischio nel Pai, il Piano per l’assetto idrogeologico. Eppure nessuno era mai intervenuto. Ma non si tratta dell’unico punto ad alto rischio lungo i 60 chilometri della condotta che dal Fiumefreddo giunge fino a Messina.

Nel Pai sono indicati altri sette punti: 1) in contrada Serro Ercia e contrada Sillemi, a Letojanni (colamento rapido e dissesti dovuti ad erosione accelerata); 2) ad Alì Terme, sul torrente Calamaci (colamento rapido); 3) e 4) a Scaletta Zanclea, sulla strada provinciale per Guidomandri (colamento rapido) e in contrada Serra Nuvola (frana complessa); 5), 6) e 7) a Giampilieri, in contrada Barune (frana complessa) e sul torrente Fallega (frana complessa e colamento rapido), e a Briga, nei pressi del cimitero (frana complessa e colamento rapido).

All’Amam, in periodo di crisi idrica, era stato rimproverato di non possedere uno studio approfondito sulla condotta del Fiumefreddo. In passato c’erano state altre frane lungo il tracciato: in un punto diverso a Calatabiano, poi a Itala, Santa Margherita e Trappitello; ma si era trattato di eventi di lieve entità ed era sempre stato possibile il ripristino in tempi brevi. Lo studio approfondito delle vulnerabilità del Fiumefreddo, con relativo progetto preliminare di mitigazione, è stato completato ora, meglio tardi che mai.

Oltre ai sette punti censiti nel Pai, ne sono segnalati altri due: il primo, in contrada Fondaco Parrino di Forza d’Agrò, con dissesti dovuti ad erosione accelerata, ha fatto temere una nuova crisi idrica ad inizio anno, fortunatamente scongiurata grazie ad alcuni recenti interventi di messa in sicurezza; il secondo, anche qui un dissesto con erosione accelerata, si trova sulla strada provinciale per Guidomandri, a Scaletta Zanclea, dove già era censito colamento rapido.

Dei nove punti ad alto rischio, i due col grado di pericolosità più alto sono quelli di Forza d’Agrò e di Letojanni. Ci sono poi, ancora, altri 22 punti classificati a rischio medio, 11 dei quali non erano presenti nel Pai. Gli 11 nuovi punti a rischio medio individuati dall’Amam si trovano a Calatabiano (Fossa ad est del torrente Sant’Antonio ed in contrada Piraino), Taormina (contrada torrente San Giovanni est), Forza d’Agrò (sbocco galleria Forza d’Agrò), Santa Teresa Riva (torrente Porto Salvo), Alì Terme (Monte Mastroguglielmo e contrada Bagni), Scaletta Zanclea (sbocco galleria Scaletta Zanclea) e a Messina (Piano Bagni di Santa Margherita, versante est vallone Santo Stefano e versante nordovest della fiumara di Galati). Gli altri 11 punti già censiti nel Pai, invece, sono a Giardini Naxos (vallone Tonde), Letojanni (Monte Franella versante est, torrente Papale, torrente Andreana e torrente Pietrabianca), Alì Terme (torrente Scoppo) e Messina (vallone Motta, strada provinciale per Pezzolo, piano Camarda, Puntale Santa Lucia e Pistunina). Tra i 22 punti ce ne sono tre col più alto grado di pericolosità: due a Calatabiano (torrente Sant’Antonio e contrada Piraino) e uno a Letojanni (Monte Franella e torrente Papale).

Infine lo studio individua 14 punti a basso rischio, 4 a Calatabiano, 9 a Taormina e 1 a Letojanni, solo tre dei quali (2 a Taormina e 1 a Letojanni) erano censiti nel Pai.

Il costo previsto per gli interventi è di 6 milioni, che il Comune di Messina ha già chiesto al governo. Nel momento in cui dovessero rendersi disponibili, il cronoprogramma prevede un’attività di circa un anno a partire dall’affidamento della progettazione definitiva, poi un anno e mezzo di lavori e sei mesi per il collaudo, quindi in totale circa tre anni.

Il progetto prevede interventi mirati di risoluzione o mitigazione delle criticità, distinti tra quelli generali relativi alle vulnerabilità strutturali e gestionali e quelli puntuali relativi alle singole vulnerabilità naturali. Verranno, inoltre, realizzate altre compartimentazioni dell’acquedotto mediante appositi sezionamenti, in modo da potere attivare in caso di necessità ulteriori bypass con l’acquedotto Alcantara.

Per ciò che concerne la mitigazione della vulnerabilità strutturale, è prevista la realizzazione della protezione catodica, la sostituzione delle apparecchiature di sfiato e degli organi di scarico, la manutenzione straordinaria degli attraversamenti pensili; per la mitigazione della vulnerabilità gestionale, l’Implementazione del sistema di telecontrollo, l’installazione di misuratori di portata e di sezionamenti lungo l’acquedotto; per la mitigazione della vulnerabilità naturale, la regimentazione delle acque superficiali con fossi di guardia e canali di scolo, la realizzazione di drenaggi per l’intercettazione delle acque di infiltrazione, la di protezione attraversamenti in subalveo con gabbioni e materassi reno, la sistemazione idraulica dei valloni con gabbioni e materassi reno, la ricostruzione e il sostegno dei versanti con palificate verdi, interventi di ripristino dei versanti con graticciate e viminate, protezione antierosiva e di sostegno dei versanti con prati armati e, infine, in contrada Parrino di Forza d’Agrò, paratie di berlinesi tirantate e blocchi di ancoraggio su pali su aree in forte dissesto.

(Marco Ipsale)