Presentato a Messina “Doppio Riflesso”, il primo romanzo di Michele Ainis

Non poteva non tornare nella sua città per presentare il suo ultimo libro, il primo romanzo, Michele Ainis, noto costituzionalista, professore universitario ed editorialista del Corriere della Sera e dell’Espresso. “Doppio Riflesso” (Rizzoli, 2012), già presentato a Roma alla presenza del linguista Tullio De Mauro e dell’attore Ninni Bruschetta, è un giallo esistenziale, un libro che parla di altri libri. Ogni parola è un rinvio ad altri romanzi, ad altra letteratura che è sedimentata nella mente dell’autore ed è stata da lui metabolizzata. Questo il giudizio unanime dei recensori d’eccezione che lo hanno presentato Venerdì scorso al Palacultura: Gaetano Silvestri e Alessandro Notarstefano. Un libro ricco di suggestioni in cui ogni parola è collocata secondo un gusto raffinato. Il tema del doppio accompagna, si sa, la letteratura mondiale da millenni: c’è nei tragici greci, in Plauto, in Ovidio e in tutta la tradizione romana. E da lì attraverso la tradizione moderna: Stevenson, Wilde ma soprattutto Freud che fa dell’interpretazione onirica la chiave di lettura preferita. E in Ainis c’è molto del sogno, della ricerca dell’autenticità. C’è Shakespeare e il Macbeth: l’uomo che agisce e la coscienza che lo rode. C’è Calvino ed il Visconte dimezzato. Tutto segue il filo rosso della scissione come tema cardine. E poi, ovviamente, c’è Pirandello: il relativismo, l’angoscia della difficoltà di comprensione dell’oggettività della realtà, l’impossibilità di scorgere il confine tra questa e il sogno. «L’immaginazione –ha sostenuto Silvestri– credo sia propria del giurista il quale deve costruire ed astrarre per forza alcuni principi da cui partire, penso al contratto sociale. Esiste mai in natura?». Il libro non ha la pretesa di dare verità ma –è stato detto– di moltiplicare le immagini del mondo. «Questo libro –ha sottolineato Notarstefano– recupera la cifra giusta della letteratura: la parola inaugura contiguità di senso inaspettate, non è la parola chiara della cronaca, la parola di servizio». Anche Ainis è convinto che tra diritto e letteratura non ci sia poi un muro così alto: il diritto, come la letteratura è forma e «attraverso la forma, l’arte che è, e deve essere, trasgressiva, crea una realtà che non c’è». E forse ha proprio ragione lui quando afferma ancora che «la letteratura non appartiene alla critica letteraria, così come la politica con appartiene ai politici». (CLAUDIO STAITI) Intervista a Michele Ainis – CLICCA QUI