Società

Suicidi in cella anche a Messina malgrado l’eccellenza del carcere di Gazzi VIDEO

Intervista video con Rita Bernardini

MESSINA – Eccellenza è certamente una parola che stona, associata ad una struttura carceraria. Tutti però, dal personale della giustizia agli operatori del terzo settore, sono d’accordo nel dire che al carcere messinese di Gazzi i detenuti stanno meglio, rispetto alla gran parte dei carceri del Paese. Anche qui però è stato registrato un suicidio ed un altro è stato sventato, qualche giorno fa.

In entrambi i casi si tratta di persone che probabilmente in cella non avrebbero dovuto neppure entrare. Perché il reato era lieve, o perché si trattava più che altro di soggetti con difficoltà piscologiche o sociali che di criminali, pur piccoli. Ma è il carcere in generale a essere “illegale”, in Italia. Quindi anche a Messina, dietro le sbarre, a pagare sono sempre gli ultimi, più fragili, in questo caso gli ultimi tra gli ultimi.

E’ in chiaro scuro il dossier annuale di Nessuno tocchi Caino, l’associazione nazionale guidata da Rita Bernardini che si occupa di diritti dei detenuti, dopo l’ispezione nella struttura messinese.

Nell’intervista, l’esponente dei Radicali racconta le due storie simbolo, quella della giovane di 29 anni suicida a febbraio scorso e lo sventato suicidio di qualche giorno fa. Bernardini apre poi una importante finestra sulla forse unica criticità riscontrata a Gazzi, ovvero il capitolo assistenza sanitaria.

Un capitolo che il nostro giornale affronterà a tappe, nei prossimi giorni.

Montaggio di Silvia De Domenico