Dalla laguna allo Stretto: quando il crocerismo diventa croce e delizia

Messina e Venezia. Due città estremamente diverse per tradizioni, mentalità, posizione geografica (l’una “figlia” del profondo sud, l’altra del profondo nord), unite però da un elemento naturale che ne rende ancor più speciali le caratteristiche: il mare. Lo specchio d’acqua, in riva allo Stretto “abbracciato” da Scilla e Cariddi, nella città del campanile, quello di San Marco, “racchiuso” sottoforma di laguna, rappresenta un punto di riferimento di cui messinesi e veneziani non potrebbero fare a meno. Ed è proprio il mare che negli ultimi anni ha alimentato tra queste due realtà un’ulteriore affinità. La “siciliana” e la “veneta”, infatti, stanno provando a puntare concentrare parte della loro economia, principalmente costituita dal terziario, alias turismo, sul crocerismo. I grattacieli acquatici “agitano” un flusso di “forestieri” anno dopo anno sempre crescente. Diversamente da qualche decennio fa, infatti, i sette o i quindici giorni vissuti “dominando” Mediterraneo e dintorni, non sono pIù un lusso per pochi. I pacchetti, le offerte, i last minute, le prenotazioni anticipate e per questo scontate, hanno infatti reso quello in crociera un viaggio di “massa”, nel senso di accessibile a (quasi) tutte le tasche.

Mentre però, a Messina, uno dei più accesi dibattiti riguarda proprio il fatto di non riuscire a sfruttare al massimo le bellezze geografiche e naturali della Falce e della città, spettacoli incantevoli da osservare dai ponti di una nave, Venezia, o meglio una parte di essa, fa il possibile per evitare che i giganti acquatici abbiano libero acceso nel cuore della laguna (soprattutto dopo il tragico “inchino” della Costa Concordia). Mentre Messina, solitamente “fagocitata” da guerre intestine, ideologiche e politiche, , riesce a fare “squadra” sulla necessità di diventare a misura di crocerista, Venezia, invece, si “divide”, si spacca, con un’amministrazione comunale che cerca di mediare tra i vertici dell’Autorità portuale, “naturalmente” interessati a spingere tale forma di turismo e i comitati che invece “osteggiano” il crocerismo a tutti i costi.

Ecco perché in tale quadro, due città diventate meta “privilegiate” delle compagnie di navigazione, accolgono in modo nettamente opposto il ddl del governo (approvato dal senato lo scorso 12 settembre ma non ancora passato all’esame dell’altro ramo del Parlamento) con cui si prevede che l’Autorità Portuale possa tornare ad avere titolarità completa su porti e limitrofe aree portuali. In riva allo Stretto, dove proprio in questi giorni si assiste all’ennesimo scippo silente (vedi articolo su soppressione Autorità Marittima dello Stretto con trasferimento delle competenze a Reggio), ciò potrebbe permettere di risolvere tanti problemi: in primis l’eterno dualismo di competenze con l’Ente porto, ma, più in generale, faciliterebbe l’azione di intervento dell’Autority; in riva alla laguna, invece, il decreto viene visto da una parte della città come un vero e proprio spauracchio, capace di far definitivamente “inchinare” Venezia ai grattacieli del mare, e non viceversa.

Prima che il testo diventi legge e con essa venga definitivamente “consumato” il passaggio di competenze, passerà ancora del tempo. Nel frattempo, mentre la città nordica, pur con tutte le opposizioni, continua ad accogliere e mantenere viva la propria economia mediante l’indotto croceristico (insieme al tradizionale e ancor più redditizio turismo “terrestre”), Messina osserva con meraviglia e stupore i giganti del mare, quasi fossero “intoccabili”, quasi non fossero approdati in riva allo Stretto, vedendo sfumare, giorno dopo giorno, occasioni di guadagno e sviluppo. (EDP.)