I figli di nessuno su quei treni li avete messi voi.Per favore adesso tacete

Ho letto la lettera di Davide, 26 anni, “scusa Messina vado via. Ho lottato con le unghie e con i denti, ma mi sento come un rottame parcheggiato in doppia fila in attesa di essere portato via dal carro attrezzi”. E ho pianto. Ho letto quella di Roberta, che dopo aver visto partire zio, fratello, cugini, adesso deve salutare anche il fidanzato “sei riuscita a far scappare anche lui. Continuando così resterai sola”. E ho pianto. Da oltre un anno Tempostretto dà voce ai giovani messinesi che hanno dovuto lasciare lo Stretto per studiare o lavorare.

Ho letto centinaia di commenti a queste storie, scoprendo le mille sfumature del dolore dell’addio. Storie uguali eppure diverse perché il dolore non è mai identico. La rassegnazione sì, quella è uguale in Sicilia.

Ho letto su Repubblica, nella rubrica curata da Concita De Gregorio,Trentuno chilometri e qualcosa”, l’amara lettera di un padre che torna dall’aeroporto di Capaci a Palermo, dopo aver lasciato entrambi i figli a conclusione di una settimana di ferie. Gaetano lavora in Spagna, Gianluca in Inghilterra. "Questa estate la famiglia si è riunita- scrive Giovanni- E' stato strano vedere i due fratelli ormai adulti riappropriarsi delle loro cose ognuno del suo lettino, del suo cassetto, del suo poster preferito, come se nulla fosse cambiato, come se da più di tre anni non avessero una casa, un'attività, una vita propria all'estero. Li guardavo e mille ricordi mi affollavano la mente: la scuola, il morbillo, il calcetto, l'angoscia degli esami. Una settimana appena, volata via come una folata di scirocco. Meglio che niente. Tre anni fa, a distanza di sei mesi uno dall'altro hanno buttato in non so quale cassetto le loro lauree, e via a giocarsela altrove. Di ritorno in macchina per l'autostrada il silenzio è assordante, accompagnati dai nostri pensieri io e mia moglie guardiamo scorrere l'asfalto. Trentuno chilometri e qualcosa, tanta è la distanza che separa il centro di Palermo dall'aeroporto Falcone e Borsellino ex Punta Raisi, e magari si chiamasse ancora Punta Raisi. Trentuno chilometri e il tempo in cui le angosce, le speranze, i pensieri affastellano la mente di tante persone che percorrendoli in entrambe le direzioni hanno deciso il proprio destino". Ho letto e ho pianto.

Poi ho letto gli articoli sugli arresti dei prof dell’Università di Firenze coinvolti nello scandalo dei concorsi truccati e che ha visto indagati in tutta Italia, compresa Messina. “Se fai ricorso sei fuori- dicevano a Philippe Laroma Jezzi – Fai l’italiano, non fare l’inglese”. Molti scrivono nei commenti: “la scoperta dell’acqua calda, i concorsi truccati nelle Università”. Già sarà pure acqua calda, ma brucia ogni volta che la leggi.

Alcuni anni fa una persona mi raccontò una vicenda analoga, all’Università di Messina.

Una selezione, lei con il miglior punteggio in assoluto. Infatti arriva prima, ma i posti erano riservati ad altri per dinastia ereditaria, affinità elettive. L’elenco dei vincitori sparisce dopo un paio d’ore dall’affissione. Lei diventa terza. Fa ricorso. Vince. Il bando viene annullato. Ne viene fatto uno nuovo su misura per chi doveva vincere. Lei si ripresenta. Sul piano dei titoli surclassa tutti. Viene “falciata” agli orali. Le suggeriscono di non fare né ricorso né clamore. Prima o poi toccherà a lei. Nonostante sia bravissima. Sono passati alcuni anni. Non so cosa fa e se è felice. E’ rimasta qui. Il suo posto preso da chi non ha i suoi stessi meriti.

C’è un filo rosso tra le storie che Tempostretto pubblica e l’inchiesta di Firenze. E’ il filo di un’isola destinata a morire. In un’altra lettera pubblicata da Tempostretto, Viviana scriveva “io, figlia di nessuno”. Un lettore nei commenti ha scritto: “Viviana non dirlo mai, tu non sei figlia di nessuno”. Viviana ha 31 anni, papà pensionato e mamma casalinga. Hanno fatto sacrifici immensi per darle quel futuro che Messina matrigna dà solo ai figli di…., ai parenti di…., che sono poi quelli che restano o se vanno via per studiare non fanno i camerieri la sera per pagarsi un posto letto da 300 euro. Ci ho pensato molto. Anche io uso spesso la frase “figlio di nessuno” quando penso ad un non raccomandato, uno che non avrà mai un concorso o un bando su misura. Mi sono resa conto che sbaglio. In realtà non sono figli di nessuno, sono i veri figli di Messina, di quei supereroi che rinunciano a tutto per la felicità dei loro figli. Sono quei supereroi che mettono da parte i soldi euro per euro, anno per anno e sanno che se vorranno tenere la famiglia unita dovranno andare via. Sono gli emigranti di domani. Che accudiranno i nipotini altrove.

Sì, c’è un filo invisibile tra l’inchiesta di Firenze e le migliaia di altre indagini analoghe o che non si faranno mai perché non c’è una denuncia o la denuncia non è prova o la prova non è abbastanza prova. Il filo riguarda il merito. La prova della barbarie che nei decenni sia avvenuta è sotto gli occhi di tutti. Se i giovani vanno via è la prova lampante che il reato, sia pure etico, sia pure morale, è stato commesso e continuato nel tempo. A Messina resteranno i vecchi ed i “diversamente migliori”, quelli che hanno scavalcato la fila. Ci sono migliaia di ragazzi che vogliono restare. Migliaia perché TUTTI INDISTINTAMENTE AMANO MESSINA E LA SICILIA.

Nessuno se ne vuole andare o se va via per migliorarsi vuol tornare per arricchire la propria terra di quel che ha imparato. Così si cresce insieme.

C’è una cosa che mi fa indignare in questa campagna elettorale: il fatto che chi ha governato l’isola negli ultimi 20 o 30 anni, utilizzi le parole: giovani, futuro, occupazione. Capisco Micari, che è l’unico volto nuovo tra i candidati alla Presidenza e non c’entra con le bugie di questi anni. Capisco TUTTI i candidati nuovi o semi nuovi, ma chi è nei Palazzi del potere da 20 anni perché non sta zitto? Avete avuto 20 anni per fermare questa emorragia, per favore non parlate di cose che non conoscete. Non avete fatto nulla per creare lavoro qui, opportunità qui, per collegare le università alle imprese, per creare infrastrutture decenti, per abbassare le tariffe aeree, per sfruttare l’immenso patrimonio storico, culturale, archeologico, artistico, naturale, umano. Non avete creato premesse, opportunità, avete ridotto a brandelli lo Statuto speciale, avete fatto carne da macello della formazione.

I nostri figli su quei treni, su quegli aerei, li avete messi voi. Per favore adesso tacete.

Tanto tornereste comunque in silenzio dal 6 novembre, una volta eletti, dimenticandovi di questi figli a voi sconosciuti. Per favore tacete.

Rosaria Brancato