Anna Giordano, Wwf: “Con tutto il mare che c’è perchè fare windsurf nel lago tutelato dalle leggi?”

Sfugge a chi si ostina a vedere nei laghi di Faro e Ganzirri, zona per attività ludico/sportive, che l’area è tutelata da plurime norme e non per la “follia” di chi negli anni ha portato al loro riconoscimento, sulla base di motivazioni scientifiche di incommensurabile valore e diversità.

La Laguna di Capo Peloro, oltre ad essere Riserva Naturale, è anche IBA (Important Bird Area), ZPS (Zona a Protezione Speciale) e ZSC (Zona speciale di conservazione, istituzione recente, derivante dal SIC, Sito di Importanza Comunitaria). Norme regionali, nazionali e comunitarie, ne sanciscono la protezione, sulla base di consolidate motivazioni scientifiche, non chiacchiere.

La domanda da porsi è come mai con tutto lo spazio aperto e affascinante che offre il mare, ci si debba mettere a fare sport, in un lago, dove c’è esplicito divieto di esercitare attività sportive e non per schiribizzo di chi ha scritto il regolamento, ma per precise motivazioni.

Il paragone fatto dall’articolista, con altri laghi in diverse parti dell’Italia e dell’Europa, non regge in alcun modo. Sono luoghi, quelli, dove manca l’alternativa (che se avessero, sceglierebbero di certo, per la bellezza e l’ebbrezza dei non confini che offre il mare), e che non sono minimamente poste su rotte migratorie di importanza internazionale.

Sfugge ai più che Messina è crocevia di milioni di uccelli di oltre 327 specie diverse, moltissime delle quali protette a livello internazionale, e che stremati dalla fatica della migrazione, si fermano nella laguna per recuperare le energie perdute.

La Sicilia, per km e km, nella parte orientale, è priva di zone umide, per antonomasia ricchissime di cibo, anche per specie non strettamente legate ad esse.

Per i migratori appena giunti da un lungo volo, un bipede sfrecciante su uno strano aggeggio è un pericolo. Il risultato è che si allontanano privi di energia, terrorizzati, morendo altrove per inedia o incapaci, per mancanza di energie, di sfuggire ad un predatore o di evitare un ostacolo per il forte vento.

Se per diletto si vuole che muoiano animali che la UE chiede di tutelare e che ha portato al riconoscimento del sito come ZPS e SIC, c’è da chiedersi quale sia il livello di sensibilità oltre che di civiltà – nel momento in cui si decide di non rispettare un regolamento in vigore da ben 15 anni – che spinge le persone a fare, di ambienti naturali protetti, ciò che vogliono, pur disponendo di infiniti spazi per esercitare tale sport, sicuramente bello e innocuo altrove, ma non in questi due laghi.

Non avete forse mai visto, per vostra fortuna, un uccello morire travolto da un’onda solo perché non ce la faceva a sollevarsi dalla superficie del mare. Non avete mai visto cadere al suolo un’albanella minore, semplicemente perché stremata e incapace di sbattere ancora le ali. Noi purtroppo in ormai 35 anni di attività per la tutela dei migratori, ne abbiamo visti morire, e fa male vedere ancora oggi che non si riesce a comprendere la magia e la vulnerabilità di questo mondo alato che ha la sfortuna di passare su questa martoriata rotta migratoria, prima dal bracconaggio, ora da cemento dilagante e indifferenza di alcuni.

Non avete letto quel che dice Elkins, bravissimo studioso, che stima che il 50% del contingente migratorio, in primavera, muore lungo il percorso. In questa stima non ha considerato l’impatto diretto (caccia, bracconaggio) e indiretto (disturbo, sottrazione di habitat, ostacoli aerei ecc) dell’uomo.

Al di là di un regolamento, che sicuramente nei laghi citati dal giornalista, avrebbero rispettato – non ho dubbi – volete veramente solo per diletto, sancire la morte di chi arriva dall’Africa o dal Nord Europa, stremato e vuole solo posarsi e cibarsi, per poter tentare di raggiungere la meta finale senza morire di inedia ?

Con tutto il mare che avete a disposizione, cosa vi porta a volere divertirvi in un lago che legge (e natura) voleva per il suo ruolo naturale e non altro ?

Quando vedete un uccello che vola, domandatevi, se ne siete capaci, cosa ha affrontato prima di arrivare nel vostro raggio visivo, e pensate a quanto coraggio ha avuto nello sfidare gli elementi naturali e non, pur di tornare in Europa o lasciarla per gli inverni africani.

Forse capirete che il vostro bellissimo sport è ancor più bello se rispetta il vivente e sfida la superficie del mare, magari accompagnati da un delfino o dal volo sublime delle Berte.

Anna Giordano