La Re Sources, spese extra, esperti: i 16 mesi a Messina di Ciacci e Rossi

Arrivò a Messina nel marzo 2014 e restò 16 mesi alla guida di Messinambiente. Era il luglio 2015 quando Alessio Ciacci annunciò il suo addio alla società e all’esperienza messinese che aveva visto l’uomo ambiente di Capannori essere costantemente al centro di attacchi e polemiche. Insieme a lui a Messina, dal primo giorno, il suo braccio destro Raphael Rossi. Sempre difesi a spada tratta dall’amministrazione Accorinti e soprattutto dall’assessore Daniele Ialacqua, che però non li mise in condizione di lavorare come loro avevano chiesto tanto che in meno di un anno e mezzo abbandonarono il campo, il duo Ciacci-Rossi finì spesso nel mirino. A iniziare dalle modalità di nomina di Ciacci (vedi qui), passando per l’operato del team di esperti che aveva composto, le spese extra e i benefit (vedi qui), i rapporti sempre tesissimi con i sindacati (vedi qui), l’anno trascorso a Messinambiente è stato costellato da tante ombre e tante contestazioni.

Anomalie erano state rilevate anche per la nomina di Raphael Rossi, che in prima battuta aveva sottoscritto un contratto co.co.pro senza che Messinambiente rispettasse l’obbligatoria ricognizione dell’eventuale personale interno, con la famosa clausola che sanciva la “proprietà” di qualsiasi progetto che Rossi avrebbe applicato a Messina.

Innumerevoli furono le irregolarità, vere o presunte, segnalate dai diversi consiglieri comunali che a più riprese inviarono le carte alla Corte dei Conti e anche in Procura. E proprio la Procura a quanto pare ha voluto vederci chiaro e ha aperto un procedimento nei confronti di Alessio Ciacci e Raphael Rossi che adesso dovranno comparire in Tribunale il prossimo 30 marzo (vedi articolo a parte).

La vicenda è legata al famoso caso Re-Sources, la società di Raphael Rossi che ad un certo punto si trovò con un contratto di consulenza con Messinambiente. Quella Messinambiente che nel frattempo era in costante sofferenza economica e che però riusciva a permettersi il lavoro di esperti e consulenti esterni che in quei mesi giunsero in città da tutta Italia.

Rossi aveva lavorato, da esterno, per Messinambiente esattamente dal 18 aprile al 17 ottobre 2014, con l’incarico di fornire “supporto tecnico per la riorganizzazione dell’attività aziendale per il conseguimento degli obiettivi posti dal liquidatore”. Un contratto da 35 mila euro lordi per sei mesi, con copertura extra delle spese di viaggio, vitto e alloggio, e che definiva anche le attività principali per le quali un esperto e professionista in materie ambientali come Rossi era stato chiamato a Messina. Rossi nei sei mesi a Messinambiente si era occupato di analisi della situazione aziendale, supporto alla struttura nei rapporti con l’Ente locale, monitoraggio della procedure e dei rapporti tra azienda e Comune, nuova quantificazione del servizio eseguito da Messinambiente. Trascorsi quei sei mesi per Rossi però l’esperienza messinese non finì. Per il torinese arrivò un nuovo contratto di collaborazione, ma che Messinambiente siglò con la società Re-Sources s.a.s. di Torino di cui, neanche a dirlo, Rossi era amministratore unico. Ciò che fece scalpore però furono le tempistiche di tutta l’operazione: la Re Sources era stata costituita il 28 novembre 2014, appena cinque giornidopo, era il 3 dicembre, Messinambiente e la società di Rossi firmarono il contratto e nello stesso giorno la Re Sources veniva iscritta nel registro delle imprese. Subito si parlò di società costituita “su misura” per ottenere la consulenza. Anche perché era stata la Re-Sources a presentare la proposta di consulenza che Ciacci aveva accettato, accordando un corrispettivo di 31.334 euro iva esclusa con spese di viaggio, vitto e alloggio a carico di Messinambiente. 31 mila euro per 50 giornate lavorative, contro i 35 mila per sei mesi che Rossi aveva incassato per la prima collaborazione. In 5 giorni di vita la società era riuscita a presentare una proposta di collaborazione e a vantare un ruolo di primaria importanza nel settore e di comprovata esperienza nella gestione dei progetti, collaborando lo stesso socio con molteplici società a partecipazione pubblica, queste erano le motivazioni della scelta inserite nel contratto.

Sei mesi dopo Ciacci e Rossi lasciarono Messina. Quando Ciacci salutò si parlò di un futuro da super esperto nella Multiservizi e quindi di un ritorno in città. Già all’epoca però tutti sapevano che non sarebbe più tornato a lavorare in città. Adesso probabilmente meno che mai.

Francesca Stornante