Tutti i film del Festival di Taormina

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Tosi Siragusa

Tutti i film del Festival di Taormina

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mercoledì 18 Luglio 2018 - 07:12

Gli eventi più interessanti dei primi giorni di festival

Rieccomi a parlare di Taormina FilmFest e per chi ha eletto la via di non cimentarsi a pubblicare comunicati stampa, ma di provare a rendere con una propria personale impronta- critica quando si ritiene sia il caso – uno spaccato della rassegna, si fa un po’ fatica a star dietro a tutto e si deve dar particolare spazio a quanto ritenuto meritevole. Guardando ai giorni passati si segnala l’inaugurazione nella mattinata del 15 al Palazzo dei Congressi delle interessanti mostre fotografiche – quella curata da Adolfo Franzò Woman/Actress, che offre una carrellata di ritratti di attrici cinematografiche (e teatrali), dalle nostre Monica Bellucci e Alba Rohrwacher, alle inossidabili e magnetiche inglesi, Charlotte Rampling e Judi Dench, e quella, in anteprima assoluta, Scatto mentale, di Elisabetta Pandolfino, messinese, che ha fermato le emozioni e i pensieri legati a una storia amorosa, rendendoli con immagini artistiche significanti.

Fra i film di quella giornata, lungometraggi ( in concorso e non) documentari e corti, mi piace continuare a segnalare Prima che il gallo canti, toccante documentario, diretto da Cosimo Damiano Damato, presente alla proiezione, da leggere quale testamento spirituale di Don Andrea Gallo, attraverso le musiche di Sergio Cammariere, la presenza di artisti della canzone (Vasco Rossi, Francesco Guccini; Roberto Vecchioni, Patty Pravo. Fiorella Mannoia, Caparezza e Piero Pelù) e non (come il compianto, eclettico, Dario Fo, gli scrittori Stefano Benni e Erri De Luca e di un’artista dell’anima, quale Don Luigi Ciotti). Il lungometraggio statunitense, Tatterdmalion di Ramaa Mosley, in anteprima europea, è stato interessante per il soggetto e la sceneggiatura e per la bella fotografia, con ambientazione in Arkansas, fra quelle austere montagne, ove una donna soldato, facendo ritorno a casa, riscopre aspetti emozionali attraverso il folklore locale, animato da spiriti e folletti, con l’ausilio di un ragazzo trovato in stato di abbandono nei boschi. Non mi è parso degno di nota L’Eroe, lungometraggio in anteprima mondiale, di Cristiano Anania, con Salvatore Esposito, Marta Gaslini, tutti artisti presenti in sala, che prova a rappresentare la storia di un ambizioso, ma mediocre giornalista, all’atto della ricezione della notizia del proprio trasferimento. Notevole, invece, Why Knot, documentario canadese, in anteprima internazionale, di Dhruv Dhawan, che indaga il tema della monogamia nel rapporto amoroso di un cineasta, incentrato sulla sincerità. Di Io, Dio e Bin Laden, non posso dire bene, pur se Nicholas Cage ce l’ha messa tutta nel ruolo di un costruttore edile che, ricevuta la visita di Dio, intraprende un viaggio avventuroso verso il Pakistan, nell’intento di consegnare Osama Bin Laden alla giustizia… il lungometraggio, fuori concorso, in anteprima italiana, di Larry Charles, non è stato a mio avviso convincente. Passando alle proiezioni del 16 luglio, mi intratterrò sull’intenso lungometraggio fuori concorso The Tale di Jennifer Fox, proiettato in sala B, con una intensissima Laura Dern nelle vesti di una documentarista di New York, che, impegnata in un progetto sulla vita di donne di tutto il mondo, apprende attraverso una telefonata della madre Nettie – Ellen Burstyn – dell’esistenza di una storia scritta da Jennifer a 13 anni, durante la frequenza della scuola media, ove si descrivono incontri con l’istruttrice Mrs. G. (Elizabeth Debicki) e il suo allenatore di corsa, Bill (Jason Ritter). Nettie è innervosita, Jennifer inizialmente no, ma decide di indagare, sostenuta dalla madre e dal fidanzato e, 30 anni dopo, parte alla ricerca delle persone che avevano condiviso quell’esperienza con lei, gli adolescenti di un tempo, ora adulti, e gli allenatori. Scavando nel passato i ricordi però si confondono e le domande inevase aumentano, con relativa frustrazione. Jennifer analizza dolorosamente gli eventi, in modo introspettivo, immaginando delle conversazioni con se stessa a quell’età (Isabelle Nelisse) con la signora G. e con Bill , per tentare di suscitare un qualche ricordo, e la scoperta la costringe al riesame della sua prima relazione sessuale e delle storie che, per sopravvivere, ci raccontiamo. Trattasi del primo lungometraggio narrativo della Fox, di solito regista documentarista, dichiaratamente autobiografico, che non segue una narrazione convenzionale, ma crea un dialogo tra passato e presente per illustrare l’interazione fra memoria e trauma… Fra i ricordi vi sono zone oscurate, finite nel buio del rimosso dopo essere passate nell’inconsapevolezza, poiché il dolore, conseguenza di azioni abiette, è stato talmente pungente e distruttivo da essere stato coperto, ma è destinato a venire fuori, costringendo a guardare in faccia l’accaduto. La tematica è la pedofilia, con particolare riferimento ad un risveglio del disagio, senza far ricorso all’autocommiserazione, ma con i dubbi e gli scrupoli di chi di tali storie è vittima, che ha perfino delle riserve su una propria qualche responsabilità. Forte è il timore di deludere le aspettative, di apparire infantili per il rifiuto nei confronti di adulti nei confronti dei quali si versa in posizione reverenziale. Si evidenzia una forte distanza fra chi vuole curare una ferita e chi di quella ferita porta i segni, per cui la rete protettiva diventa inutile e la solitudine diviene rimedio inevitabile per affrontare i propri fantasmi. Sempre per il 16 segnalo i tre film in concorso rispettivamente: Once upon a Time in November di Andrzej Jakinowshi, fiaba nera, ambientata a Varsavia, Ice cream and the Sound of raindrops di Daigo Matsui, giapponese, di genere drammatico e Leave no Trace di Debra Granik, statunitense, anch’esso di genere drammatico e con ambientazione fra montagne del Missouri, che riecheggia il precedente Un gelido inverno. Il film polacco delinea un rapporto madre-figlio in una capitale ove abbonda la povertà e gli sfratti e le differenti reazioni dei due verso il loro cane, che la madre non è disposta ad abbandonare e, per questo, perde il posto in un rifugio per senza tetto, mentre il figlio, che dapprima fa fuggire l’animale, poi lo ricerca senza successo….Intanto l’11 novembre del 2013 si svolge la marcia dell’indipendenza dei nazionalisti socialisti. Il lungometraggio giapponese , ancora, tratta di tre ragazzi e tre ragazze, selezionati, attraverso audizione, per allestire una rappresentazione teatrale, alla quale lavorano duramente, ma con la cancellazione dell’evento, i sei giovani rimarranno fortemente delusi, decidendo al fine di rimanere comunque a far pratica su un palco, non importa quale.

Infine, il film U.S.A. tratto dal romanzo My Abandonment di Peter Rock, ove una ragazzina vive con il padre in una foresta di Portland con contatti limitati con il mondo esterno, per la scelta del genitore di uno stile di vita che rifiuta il progresso e si avvale il più possibile dei quattro elementi naturali; l’intervento delle forze dell’ordine, che li costringono ad andar via da quel territorio abusivo, porrà fine a quella sfida fra corpo e natura e segnerà un nuovo inizio, con una nuova casa per Tom, la possibilità per lei di frequentare la scuola, il padre, invece, si adatterà al nuovo contesto con più difficoltà e quella nuova esistenza e i suoi cambiamenti influiranno sul loro rapporto.

Tosi Siragusa

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