Oltre 500 serrate nel 2013, i commercianti chiedono aiuto e scendono in strada a protestare

“Non possiamo più andare avanti così”. E’ il grido lanciato oggi da un gruppo di commercianti messinesi che si sono dati appuntamento sul corso Cavour per dire basta alle tasse che strozzano le imprese, per dire basta a quel cocktail fiscale che a Messina nell’ultimo anno ha costretto oltre cinquecento attività a chiudere battenti, che mette in ginocchio intere famiglie perché quando un’impresa deve far quadrare i conti arriva anche a dover licenziare i suoi dipendenti. Insieme ai rappresentanti di Confcommercio e al presidente Carmelo Picciotto si sono attaccati un cartello al collo, qualcuno l’ha appeso alle vetrine del proprio negozio, tutti hanno così provato a lanciare un sos a chi potrebbe far qualcosa per rilanciare l’economia cittadina. La crisi del commercio naturalmente non è solo messinese e le cause non sono da cercare solo in chi amministra la città, alla classe politica messinese i commercianti chiedono però uno sforzo in più in un momento tanto difficile. “Le imposizioni fiscali arrivano dal Governo, ma chi ci amministra non può solo eseguire caricandoci di tasse. All’amministrazione Accorinti chiediamo di programmare insieme un modello di sviluppo e crescita che possa aiutarci a continuare a lavorare” hanno detto oggi i commercianti.

Carmelo Picciotto ha snocciolato alcuni numeri che raccontano la crisi inarrestabile del settore. “Nell’ultimo anno hanno chiuso almeno 500 attività, un gran numero di esercizi commerciali è sul punto di chiudere ma paradossalmente sono "obbligati" a rimanere aperti perché anche le procedure per la liquidazione dell'attività ha un costo ugualmente insostenibile, ogni tre giorni ci troviamo addosso una nuova tassa, chi riesce a pagare si trova a sborsare decine di migliaia di euro ogni anno”.

I commercianti che oggi si sono radunati sul corso Cavour chiedono al Sindaco Accorinti un tavolo di confronto per programmare quali iniziative mettere in campo per capire se esistono soluzioni per alleggerire il carico fiscale sulle spalle delle imprese. A tal proposito nelle scorse settimane proprio Confcommercio era stata accanto al consigliere comunale Daniele Zuccarello che ha preparato alcune proposte che approderanno in consiglio e che se approvate porteranno alcune modifiche nel regolamento sull’occupazione suolo pubblico che agevoleranno molte imprese.

Intanto sono molti gli aneddoti di una quotidianità imprenditoriale ormai in crisi. “Durante il giorno non accendo più le luci all’interno del mio negozio perché così risparmio, mi bastano tutte le tasse che paghiamo per ogni cosa, tanto da essere ormai costretti ad una sorta di evasione per la sopravvivenza” racconta un commerciante di ceramiche. Gli fa eco la proprietaria di una parafarmacia aperta da neanche un anno: “sulle spalle ho solo 9 mesi di attività e ho ricevuto una Tares che supera i 500 euro, è insopportabile”. Protesta anche il gestore di un bar storico della città che non si spiega perché si è ritrovato in mano una Tares da duemila euro per un locale di 50 mq.

I commercianti chiedono aiuto.

Francesca Stornante

Martedì, 11 febbraio, 2014 – 18:30