“Amore”, Spiro Scimone: “A Messina troppi falsi maestri”

“Vedo a Messina troppi falsi maestri farsi portatori di ricerca e innovazione: il teatro è sacrificio, un fuoco che ti strappa l’anima. Ritengo corretto, dunque, sbagliare per rendersi conto di non avere la necessaria abilità per intraprendere professionalmente questo mestiere”. Nella tavola rotonda organizzata dal Teatro Vittorio Emanuele dopo l’anteprima nazionale di Amore, Spiro Scimone traccia un primo, provvisorio, bilancio sulla lavorazione dell’ottava opera della Compagnia: “Debuttare di fronte ad un pubblico così giovane e attento può rappresentare sicuramente un motivo di orgoglio per quello che abbiamo seminato in questi anni. Amore è un dramma incentrato sulla vecchiaia, una terza età prospetticamente vicina all’infanzia in una visione alternativa dei sentimenti umani. Per fare del teatro la propria ragione di vita è necessario restare bambini nel profondo della propria anima”. In Amore l’influenza beckettiana sembra essere più sfumata, saggiamente amalgamata con altri riferimenti, dal cinema alla letteratura: “Il cinema di Aki Kaurismaki ha influenzato il nostro lavoro sin dagli esordi; tutto può influire nella fase di scrittura, Amore nasce unicamente dalla scrittura di Amore, un percorso personale ed al contempo simile a quello che ha prodotto i miei lavori precedenti”.

Il senso di un intero percorso artistico e umano anche nelle parole del regista Francesco Sframeli: “Chi lavora nel mondo del teatro deve fare l’amore con il palcoscenico, deve necessariamente donarsi agli altri per ritrovare il piacere di una professione magnifica. Senza tali ingredienti questo lavoro non ha senso, diviene un’inutile e sterile routine priva di significato”. Per la prima volta nella ventennale storia della Compagnia una donna è protagonista della scena: “Lavorare con Spiro Scimone e Francesco Sframeli ha rappresentato per me un momento fondamentale della mia carriera”, ha affermato Giulia Weber, “in poco tempo siamo diventati una famiglia, con i pregi e i difetti di questa condizione. Scimone e Sframeli sono due uomini di teatro particolarmente esigenti: dividere con loro il palcoscenico significa entrare nelle loro particolarissime dinamiche, un mondo unico per grazia e profondità. Con Amore ho ritrovato me stessa”. Impegnato nell’ottavo lavoro della Compagnia anche l’attore campano Gianluca Cesale: “Faccio parte da diversi anni del progetto di Scimone e Sframeli, due tra i più grandi innovatori del teatro contemporaneo nazionale. Sono oramai abituato ai loro ritmi e alle dinamiche interne di una produzione che valorizza al massimo lo spettro espressivo di ogni singolo attore”.

Domenico Colosi