“Lei e lei”: la lunga notte di Cavallotti

La solitudine più insostenibile, quella logorante che lacera i pensieri, probabilmente è quella che riempiamo con immagini della felicità altrui. Nella solitudine di una vigilia di Natale si apre la scena di “Lei e lei”, opera scritta, diretta e interpretata da Giampiero Cicciò, nella cornice della stazione Cavallotti, allegro crocevia di nottambuli viziosi in cerca di una sveltina riparatrice delle diurne fatiche e del carico di noia quotidiana di una città borghese e conformista come Messina.

La notte di Natale, però, il consueto teatrino di perdizioni umane, l’andirivieni di prostitute, travestiti, omosessuali (dichiarati, repressi, sposati, confusi, per sport) si ferma per onorare la tradizione, la Famiglia. A dominare la scena il silenzio – interrotto da qualche sirena della polizia- macchie di luce sulle panchine e un intenso flusso di coscienza. Di quel tratto urbano, solitamente brulicante di voglie Cicciò ne fa un abito scuro dentro il quale si muove comodamente la sua protagonista, un travestito non più giovane, salda sui tacchi a spillo ma vacillante e fragile nel confronto psicologico con i propri fantasmi. A farle compagnia una giovane prostituta (interpretata da Federica De Cola) il cui tratteggio psicofisico rimanda al classico avanzo da centro sociale: sciatta, miscredente, arrabbiata, triste.

La combinazione umana risulta perfetta: novanta minuti di pura narrazione con testi impeccabili che alternano momenti di solenne commozione a pause di puro divertimento. Le due protagoniste disegnano figure antitetiche ma straordinariamente compatibili: ripiegata nell’ombra della propria riluttanza e avvolta da soffici coprispalle piumati la più giovane, raggiante e istrionica in una tragica allegria la più anziana, strizzata in abiti luccicanti e succinti (opera di Francesca Cannavò) a metà tra la Marilyn di “Gli uomini preferiscono le bionde” e Madonna al tempo di “Cercasi Susan disperatamente”. Degna di nota, infine, l’elaborazione musicale a cura di Fausto Cicciò che, con una scelta variegata e mai banale compone un delicato corredo sonoro alla storia.

Giuseppina Borghese