Tangentopoli: intrighi e tragedia nei luoghi del potere

Lo spettacolo sottintende che i tre suicidi siano stati assassinati, e questa sarà la mia chiave di lettura.

Tre suicidi eccellenti”: Castellari, Cagliari e Gardini, industriali e alti dirigenti dell’ENI, sono stati “suicidati” il giorno in cui sarebbero dovuti comparire di fronte al Pubblico Ministero. I due attori, Fabrizio Coniglio (anche regista e adattatore) e Bebo Storti, portano in scena quella che al cinema si chiamerebbe un docufilm, dal momento che è molto più di una trasposizione teatrale: sono stati riportati gli interrogatori e i materiali della scientifica molto accuratamente. Interpretano il commissario di polizia ed un agente, ma anche le guardie carcerarie, maggiordomi, e periti della scientifica.

Il mistero attorno a questi “suicidi” gira intorno al fatto che le scene del crimine sono quelle tipiche di omicidi, non c’è niente che tenga fondamentalmente, tutti e tre gli uomini sono stati uccisi, “hanno fatto la fine di Mattei”, e perché? Perché “l’ENI era come una vacca da mungere per le tangenti, e loro tre, specialmente Gardini, volevano chiudere i rubinetti”. Come dice il commissario: in pieno stile mafioso. Ma questa è l’altra faccia della Mafia, è quella cerchia di colletti bianchi che vivono nel mondo di superficie, forse anche peggio della Mafia, perché fanno parte del governo spesso, come spiegano gli studiosi Dal Lago e Quadrelli. Oggi, nel contesto di Mafia capitale, si parla addirittura di “Terra di mezzo”, in cui avviene la contaminazione tra mondo di superficie e sottosuolo. Non cambia mai niente in questa povera Italia. Il commissario infatti, disgustato da tutti gli insabbiamenti, dice: “Io sto male, nulla è cambiato”.

Questo è uno spettacolo che, a mio parere, deve essere destinato alla generazione nata dopo il 1993, perché ha conosciuto Tangentopoli solo sui libri di scuola, e nemmeno. Di modo che ne sia disgustata, ma allo stesso tempo, perché trovi gli strumenti per leggere il malaffare di oggi, di cui è evidente la continuità con i fatti di ieri. In realtà di commedia c’è ben poco, ma comunque gli attori sono riusciti con sarcasmo e ironia a togliere un po’ di documentarismo al testo. Solo un piccolo appunto sulla recitazione: diversamente dal solito, gli attori hanno i microfoni, ma non per questo ciò che dicevano era sempre comprensibile.

Lavinia Consolato