La testimonianza di un lavoratore: «Troppa politica dietro questa vicenda»

I vertici litigano, loro pagano. Sono i lavoratori del teatro, le vere vittime di tutta la situazione che si è venuta a creare. Senza stipendio da due mesi, senza la preannunciata – e legittima – equiparazione agli altri dipendenti regionali, senza certezze sul futuro. Si sentono messi in mezzo a una situazione che non dovrebbe riguardarli, pensano che sia tutta colpa della politica e di uno scontro a distanza che finisce col penalizzare soltanto loro.

"C'è troppa politica dentro questo teatro e dietro questa vicenda – racconta Luigi Casagrande – e invece dovrebbe esserci solo la cultura. Potremmo lavorare dodici mesi l'anno e invece non lo facciamo. Le colpe vanno divise tra tutti, dai consigli di amministrazione di ieri e di oggi alla regione che non valorizza questa struttura. E tutti insieme dovremmo fare qualcosa per sbrogliare questa matassa. Che è solo politica, lo ripeto e non riguarda certo noi lavoratori". Casagrande è uno dei 69 lavoratori, parla a titolo personale ma dice ciò che tutti vorrebbero dire.

"Le contrapposizione interne sono troppe. Il CdA ha le sue responsabilità, non si può pretendere di avere i finanziamenti senza aver presentato il documento contabile che è necessario per legge. L'ente lo sapeva, il consiglio lo sapeva, i vertici lo sapevano, eppure quel documento non c'è e la regione non paga. Stiamo parlando di un documento del 2010, c'era tutto il tempo, non saremmo arrivati a questo se ci si fosse mossi nel modo giusto. Tutta questa storia, però, a noi non dovrebbe interessare. Noi facciamo il nostro lavoro, a volte senza neppure la possibilità di mettere in mostra la nostra professionalità".

C'è chi ha detto anche che il personale, in realtà, è superiore rispetto alle necessità. "Assolutamente falso. C'è gente che sta qui da vent'anni e che ha capacità straordinarie che però restano in secondo piano. La verità è che si lavora meno di quanto si dovrebbe e non si sfruttano grandi opportunità. Un esempio? Abbiamo splendidi costumi fatti da maestri artigiani messinesi buttati nei magazzini. In altri teatri li espongono e ci fanno soldi, noi li lasciamo lì". (MAURIZIO LICORDARI)